Vertice Libia, tra l’ottimismo di Conte e l’opposizione della città «Le enormi violazioni dei diritti non sono all’ordine del giorno»

«Dalla rinascita di una Libia forte dipende il superamento di emergenze che ci coinvolgono direttamente all’interno dei nostri confini, come il contenimento dei flussi migratori». Alla seduta di question time al Parlamento il premier Giuseppe Conte individua così uno dei punti centrali della conferenza internazionale sulla stabilizzazione della Libia che si terrà a Palermo il 12 e il 13 novembre. Interpellato da una interrogazione della deputata pentastellata Marta Grande, il presidente del consiglio ha manifestato un velato ottimismo sull’esito della conferenza. Seppure i contorni restino incerti, visto che al momento l’unica certezza dovrebbe essere – e anche qui il condizionale è d’obbligo – quella della cancelliera tedesca Angela Merkel. 

«Dalla rinascita di una Libia forte – ha aggiunto il premier – passa la soluzione ad una crisi che ha duramente provato la Libia e la sua gente. Esprimo la mia soddisfazione per l’elevato numero di conferme sinora pervenuto e per l’alto profilo politico dei partecipanti. La conferenza vedrà i principali interlocutori dello scenario libico, a cominciare naturalmente dal governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Un’opportunità per dimostrare coesione e sostegno. Vogliamo superare l’attuale stallo del processo politico, con elezioni da tenere prima possibile e alle migliori condizioni possibili. Particolare attenzione verrà riservata alla sicurezza». 

Conte è stato molto attivo in questi giorni per ottenere successo al vertice: ha ricevuto le principali autorità libiche e ha proseguito una costante collaborazione con i paesi maggiormente coinvolti nello scenario nordafricano – come Francia, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti ed Egitto – «anche recandomi personalmente in visita a Mosca, Tunisi e Algeri». E altrettanto attivi sono i promotori della (mini)settimana di mobilitazione che si oppone al vertice. Gli appuntamenti, che cominciano oggi e termineranno martedì 13 novembre, sono organizzati da un cartello palermitano di associazioni, centri sociali, comitati e partiti.

«Per questo ciclo di appuntamenti – dice Fausto Melluso, del circolo Arci Porco Rosso – abbiamo scelto un titolo più propositivo che oppositivo, per un Mediterraneo libero. Sempre più i migranti sono visti come scarti, scaricati come tali invece di essere considerate persone. Faccio poi notare che quando è venuto meno Mare Nostrum le navi delle ong sono state quasi incentivate dai governi europei, mentre da un paio di anni registriamo un cambio di rotta totale». Mentre Antonio Rampolla, del comitato di base No Muos Palermo, sottolinea che «appena il 3 novembre a Tripoli l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi ha incontrato i vertici delle società petrolifere libiche. Questo sta a dimostrare quali sono i veri interessi in Libia, a prescindere dai governi. E questi interessi sono supportati dal sistema militare. Questo è il vero collante. La Sicilia non è più una portaerei ma è in prima linea nelle guerre del Mediterraneo. Anche per la guerra in Siria sono state utilizzate le antenne NRTF di Niscemi».  

«Al potere non importa quanti morti ci saranno in mare – aggiunge Nicola Calcavecchia, studente di Scienze Politiche e attivista dei centri sociali -, per loro occorre solo evitare gli sbarchi. Ecco perché abbiamo scelto di intitolare la street parade di domenica No borders, che partirà da piazza Rivoluzione, attraverserà via Maqueda per concludersi a Piazza Marina». Per Sergio Cipolla, dell’ong Ciss, «la Libia è una delle più colossali violazioni dei diritti umani. Una terra divisa per coste e ciascuna con protettori locali. Chiunque voglia sapere cosa accade lì può farlo con pochi click. I cosiddetti signori della guerra sono rappresentati di cosche mafiose. Ecco perché speriamo nella mobilitazione della società civile siciliana. Sappiamo però che queste le enormi violazioni dei diritti umani in Libia non sono all’ordine del giorno del summit».

E al controvertice palermitano si parlerà anche del decreto Salvini sulla sicurezza, appena approvato al Senato. «Anche Palermo, come altre città, sta contestando il decreto – afferma Pietro Milazzo, di Potere al Popolo –  E che si arrivi a spaccature all’interno del M5s locale, come è avvenuto in consiglio, è positivo. Anche perché le modifiche finora fatte sono persino peggiorative rispetto al testo iniziale». 

Andrea Turco

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