Vertenza Etis2000, La Sicilia trasloca la stampa a Messina «Perdita enorme ma scongiurati licenziamenti lavoratori»

«Si tratta di una perdita enorme e sapevamo che, prima o poi, questo momento sarebbe arrivato». Inutile trincerarsi dietro lo stupore di facciata, anche perché qualcosa si era percepito in maniera concreta già a settembre. Ultime avvisaglie che, adesso, si sono tramutate in realtà. Il quotidiano La Sicilia dall’1 dicembre non viene più stampato da Etis, il centro stampa per quotidiani e periodici di Mario Ciancio che si trova alla zona industriale di Catania. Un tempo polo di riferimento del settore per tutto il Sud Italia. La foliazione, diretta da Antonello Piraneo e pure questa di proprietà dell’imprenditore ed ex direttore Ciancio Sanfilippo, si è infatti trasferita a Messina, nei capannoni della S.E.S. società editrice sud, fino all’estate del 2019 presieduta da Giovanni Morgante, editore della Gazzetta del Sud scomparso all’età di 89 anni, e adesso passata in mano al figlio Lino, 59 anni. A questo gruppo, dal 2017, fa riferimento anche il Giornale di Siciliaquotidiano con sede a Palermo.

Dietro la scelta di traslocare la stampa del quotidiano – che resta nella storico palazzo di viale Odorico da Pordenone – ci sarebbe una necessità prettamente economica, legata ai costi di produzione del giornale e all’assenza di nuove rotative che permetterebbero di abbassare il conto finale. «Non sappiamo per quanto tempo si continuerà a stampare a Messina, l’unica buona notizia è che, al momento, sono stati evitati i licenziamenti dei poligrafici», spiega a MeridioNews Antonio D’Amico, segretario regionale della Fistel Cisl. Al centro di questa storia ci sono le sorti della società Etis 2000, caduta in disgrazia e travolta da debiti milionari dopo essere stata per anni l’ammiraglia che ha permesso a Ciancio di essere lo stampatore di tutti i quotidiani nazionali in Sicilia. Storico, per citare un caso emblematico, rimane il potere di censura esercitato sul quotidiano La Repubblica, con l’edizione palermitana che per decenni non è stata in distribuzione a Catania, favorendo di fatto la testata dell’imprenditore monopolista.

I capitoli recenti fanno invece riferimento a un lungo periodo di commissariamento giudiziario in cui Etis è finita in mano allo Stato a causa di un provvedimento di confisca del patrimonio di Ciancio. Diciannove mesi in cui La Sicilia ha cambiato direttore ma anche formato, adottando quello tabloid con meno colonne, e diventando con una foliazione tutta a colori. I beni all’imprenditore – che resta sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa – tuttavia sono stati restituiti dopo la decisone dei giudici delle misure di prevenzione nel processo d’Appello. Debiti e problemi sono rimasti al loro posto. A preoccupare – nonostante l’ipotesi licenziamento sia per il momento scongiurata – è proprio il futuro di 40 lavoratori. Sei di loro, grazie al prepensionamento, cesseranno l’attività nel 2023. Per gli altri, fino al 31 marzo 2021, resterà in vigore la cassa integrazione Covid-19, nata proprio durante la pandemia. 

«Non ci sono stati scontri con l’azienda e la trattativa prosegue in maniera serena, ma resta comunque il rammarico per dei lavoratori impegnati da trent’anni in questa attività», continua D’Amico. Al momento, nella sede di Etis continua a stampare il quotidiano Avvenire e alcune foliazioni che fanno riferimento al gruppo editoriale Class, con i giornali Milano Finanza e Italia Oggi. Alla Società tipografica siciliana, sempre alla zona industriale di Catania ma non di Ciancio, si affidano invece quotidiani come La Gazzetta dello Sport e Il Fatto Quotidiano. Intanto nell’edizione di ieri de La Sicilia un’intera pagina è stata dedicata a un appello, firmato dalla Federazione italiana editori giornali – dal 1996 al 2001 presieduta da Ciancio – per chiedere «interventi urgenti a sostegno del settore per non spegnere la voce dei cittadini». 

Dario De Luca

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