È durato meno di un anno il mandato di Roberto Giordano, dipendente comunale e ormai ex commissario liquidatore della vecchia Amt, l’azienda municipale dei trasporti in liquidazione, finita più volte al centro delle cronache e delle polemiche. Una settimana fa Giordano si è dimesso dal suo ruolo, come rende noto l’ufficio stampa del Comune di Catania, e adesso è stato sostituito da Salvatore Andò, vicino al sindaco Enzo Bianco, ex consigliere comunale ed ex componente del consiglio di amministrazione della società partecipata provinciale Pubbliservizi.
Voci di corridoio dicono che Giordano, il cui incarico era a titolo gratuito, volesse dimettersi da tempo dalla carica. Un posto scomodo, che aveva occupato dopo la revoca dell’incarico a Giuseppe Idonea, ex braccio destro di Bianco e rimosso per quello che il Comune, in una nota stampa, aveva definito l’«accertamento di gravi responsabilità». Secondo l’accusa formulata dall’amministrazione, il fu consulente di comunicazione dell’attuale primo cittadino avrebbe gestito in maniera opaca l’affidamento di incarichi per oltre un milione di euro.
Punti sui quali lo stesso Idonea si era difeso con forza, raccontando anche di presunte «pressioni» per alcuni pagamenti effettuate dall’ormai ex assessore al Bilancio Giuseppe Girlando, adesso accusato di tentata concussione. E coinvolto, oltre che in un’inchiesta della procura per cui rischia di dovere affrontare un processo, in un cortocircuito tra la politica e gli uffici comunali che i carabinieri di Catania, che lo hanno intercettato in diverse circostanze, definiscono sbagliato. E che emergerebbe da diverse conversazioni: non solo quella con la segretaria generale Antonella Liotta, ma anche quelle che vedono protagonista il vicesindaco Marco Consoli.
Dopo la revoca di Idonea e l’affidamento a Roberto Giordano, della bad company si è tornato a parlare quando il consigliere comunale Manlio Messina ha denunciato, in aula, ha denunciato due bonifici da 25 e 17 milioni di euro, inviati dai conti della cosiddetta vecchia Amt a quelli del Comune di Catania. Un modo per tamponare una situazione che rischiava di arrivare al collasso perché, a causa del ritardo dell’approvazione del rendiconto 2015, tardavano ad arrivare anche i trasferimenti da parte dello Stato. Col rischio che saltassero gli stipendi dei dipendenti comunali. Una vicenda finita anche in un esposto alla Corte dei conti e ancora non chiarita. Una patata bollente che adesso arriva nelle mani di Andò.
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