Ancora nessuna risposta, né ufficiale né ufficiosa, sui bonifici milionari che dalla cosiddetta vecchia Amt, la bad company municipalizzata del trasporto dalla quale sarebbero partiti due trasferimenti, rispettivamente di 25 e 17 milioni di euro, arrivati sul conto corrente del Comune di Catania. Soldi che, come già denunciato dal consigliere d’opposizione Manlio Messina, non avrebbero dovuto essere spostati perché vincolati dalle disposizioni di legge del dl 35. Sia la commissione consiliare Bilancio che il vicepresidente del Consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono, oltre a richiedere lumi in aula, avevano fatto una formale richiesta di accesso agli atti alla quale, però, gli uffici responsabili non hanno ancora dato ascolto.
«Il 13 e il 14 settembre scorso abbiamo richiesto i documenti relativi al versamento di 43 milioni di euro di cui tanto si è parlato, inviando una nota alla Ragioneria generale, nella persona del dottor Massimo Rosso e, per conoscenza, all’assessore Giuseppe Girlando – spiega Arcidiacono durante la seduta odierna del Consiglio comunale – Volevamo il saldo di Tesoreria e l’estratto conto dei movimenti da fine luglio ai primi di agosto. Ma ancora non abbiamo avuto notizia». Il consigliere se la prende direttamente con i due nuovi dirigenti comunali che, stando alle sue parole, «non vengono in ufficio da più di una settimana». «Voglio ricordare a me stesso che il malaffare e la corruzione trovano spazio dove c’è assenza di trasparenza – attacca duramente Arcidiacono – Ricordo inoltre che la legge che regola l’accesso agli atti per i consiglieri non ci impone di aspettare i 30 giorni. Se domani non avremo questi dati – conclude il vicepresidente – scriverò personalmente all’Anticorruzione, al dottor Raffaele Cantone, per denunciare il tutto».
Alle richieste di Arcidiacono si unisce anche Messina che annuncia in aula di aver notificato il fatto alla procura della repubblica e di aver pronto un esposto da portare davanti ai magistrati della Corte dei conti regionale. Ma non solo. Il consigliere di Fratelli d’Italia attacca il ragioniere generale Massimo Rosso per le recenti dichiarazioni date alla stampa. «Il segretario generale è sempre pronta a fare provvedimenti disciplinari contro i dipendenti comunali che rilasciano dichiarazioni alla stampa, vorrei capire se il nostro ragioniere generale che si è permesso di fare un comunicato stampa con commenti politici è stato sanzionato, o se come sempre ci sono figli e figliastri solo perché Massimo Rosso è l’uomo di Enzo Bianco».
Messina si rivolge poi direttamente all’assessore Rosario D’Agata e afferma: «Abbiamo capito con le dichiarazioni del presidente dei revisori che non esiste ancora la liquidazione, ma quei 45 milioni di euro sono spariti. Vi abbiamo beccato con le mani nella marmellata assessore – dice Messina – ma le comunico che oltre agli enti citati, abbiamo preparato anche un’interrogazione parlamentare che oggi è stata presentata per informare il ministero». Messina, infine, lancia un annuncio sibillino: «Siamo venuti a conoscenza che nell’elenco dei creditori del dl35, inviato al ministero, non c’è traccia di un creditore che, secondo quanto ci risulta, avrebbe preso dei soldi per questo motivo. Come mai? Chi è questo signore?». «Parliamo di milioni di euro – spiega il consigliere a MeridioNews – ma per adesso non possiamo dire altro. Comunicheremo i nomi quando avremo riscontro dei dati».
L’onere della risposta da parte della giunta, anche questa volta, ricade sull’assessore Saro D’Agata che appare conciliante con Arcidiacono. Meno con Messina, a cui riserva una stoccata. «C’è un problema legittimo, quello dell’accesso agli atti, io mi impegnerò e scriverò una lettera domani alla dirigente della Ragioneria per esporre i fatti – afferma D’Agata – per quanto riguarda la questione posta dal consigliere Messina, non è vero come lei dice che i dirigenti e i funzionari non possono parlare, ne hanno diritto, ma devono rapportarsi con l’organo politico. Per questo fino a quando non verrà smentito – conclude – le parole di Massimo Rosso sono state preparate in accordo con la giunta».
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