«Pensavo di tornare a Palermo e divulgare la vittoria dello Stato e di un cittadino contro la mafia. Purtroppo oggi non sono io che sto perdendo ma lo Stato». Queste le parole di Valeria Grasso testimone di giustizia, nel corso di una conferenza stampa a Palermo indetta da Italia dei Valori. «Io ho firmato la mia condanna a morte con nome e cognome quando ho presentato le mie denunce, lo Stato adesso faccia lo stesso e se ritiene che io e la mia famiglia non siamo più in pericolo lo metta per iscritto».
Presente all’incontro con i giornalisti anche il segretario nazionale di Italia dei Valori, Ignazio Messina.
«Qualcuno, nel mese di agosto – aggiunge Valeria Grasso -, noncurante della ronda di sorveglianza, si è introdotto nella mia abitazione di Mondello mettendola a soqquadro. Sono tornata dalla localita’ protetta e ho subito un grave atto intimidatorio. Certamente non avrei mai immaginato questo silenzio da parte delle istituzioni, eccezione fatta per la Procura che ha subito aperto un’inchiesta. Il ministro Alfano è stato interpellato. Questa propaganda della legalità – prosegue la testimone di giustizia – deve finire. Io ho puntato il dito contro personaggi mafiosi, mi aspetto che lo Stato faccia altrettanto. Io la scorta così, solo nella città di Palermo, non la voglio. Viaggio su un’auto non blindata, ci sono due padri di famiglia che rischiano la vita. Per me è una spesa inutile. Più che nel terrore, vivo nella delusione».
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