Valentina Salamone, una festa finita male

Valentina Salamone non si è suicidata. La 19enne di Biancavilla, grosso centro in provincia Etnea, trovata morta la notte del 24 luglio del 2010 in una villetta in periferia di Adrano, non si è impiccata, ma ‘è stata impiccata’.

Dunque,una messa in scena “poco credibile”, con una regia maldestra che ha tentato il delitto perfetto. Non riuscendoci.

Così hanno ipotizzato l’avvocato generale del Tribunale di Catania, Carmelo Scalia, e il sostituto procuratore generale, Sabrina Gambino, dopo le verifiche eseguite dai Carabinieri del nucleo investigativo di Catania e del Ros di Messina. I due magistrati avevano presentato una richiesta al Gip, Francesca Cercone, per indagini suppletive, vista la scadenza dei termini, spiegando che “alla luce delle nuove acquisizioni può affermarsi che Valentina Salamone fu uccisa e chi ha commesso tale delitto ha simulato con notevole abilità il suicidio”. Il giudice ha così accolto in toto le richieste avanzate dai magistrati.

Ma facciamo un passo indietro. Cosa è successo esattamente quella notte? Valentina si era fatta lasciare dalla mamma ad una festa nella villa in cui poi verrà trovata morta. Tra i presenti, c’era Nicola, un ragazzo sposato con tre figli, con il quale Valentina aveva una relazione già da tempo e a cui la ragazza aveva detto, mentendo, di essere incinta. (a sinistra, Valentina Salamone, foto tratta da lavocedellisola.it)

Stando alle testimonianze degli amici, quella sera tra i due era scoppiato un litigio, poiché Nicola aveva dedicato troppe attenzioni ad un’altra ragazza, anch’essa invitata alla festa. Ma la serata continua tra un cocktail e un altro, e gli animi sembrano essersi placati.

Da qui il buio. Nessuno è in grado di riportare con esattezza cosa possa essere successo nelle ore successive. Troppi i ‘non ricordo…’ tra i testimoni, che da quel momento in poi, secondo i tabulati del traffico telefonico, inizieranno a riempirsi di telefonate tra di loro, brevi e frequenti.

A sorprendere gli inquirenti è proprio l’assenza di chiamate in entrata e in uscita al numero di Valentina. Dunque, tutti sapevano che la ragazza non avrebbe potuto rispondere: forse era già morta?

Passeranno 10 ore prima che il corpo di Valentina possa essere restituito alla famiglia e il compito più difficile spetterà al padre e al fratello. La troveranno ancora avvolta in un sacco della spazzatura, dentro una bara bianca e con un cappio ancora stretto al collo, e proprio a loro verrà affidato il duro compito di scioglierlo. Non solo, ma immediatamente dopo al ritrovamento, non verrà disposto alcun sequestro della casa per una eventuale ispezione ed in meno di ventiquattr’ore il caso verrà chiuso e praticamente archiviato. (a destra, il Tribunale di Catania, foto tratta da tribunale.catania.it)

Per un anno e mezzo nessuno aveva ascoltato la famiglia Salamone: gli appelli in tv e il duro lavoro degli avvocati hanno smosso le acque, e fatto sì che, per favorire le indagini, venisse aperto il cancello di quella villetta.

Sono tante le incongruenze emerse dopo il primo sopralluogo degli esperti del Ris (Reparto investigativo speciale) dei Carabinieri di Catania. Oltre alla significativa elaborazione dei tabulati telefonici che ci ha restituito un quadro piuttosto chiaro, a non convincere i magistrati, è stata la modalità in cui è stato rinvenuto, in fase iniziale, il corpo straziato della ragazza. Troppo lento il nodo al collo di Valentina e troppo lunga la corda. E proprio su questa sono state trovate impronte e tracce di sangue non corrispondenti a quelle sue.

Al vaglio degli investigatori le ultime dichiarazioni di Giuseppe, amico della ragazza e proprietario della villetta, che parla di quella corda messa proprio da lui nei giorni precedenti all’accaduto, come monito per i ladri: dunque come un invito a ‘ morire impiccato’ riservato agli ospiti indesiderati. Un modo per giustificare l’eventuale presenza del proprio Dna su quella corda?

Difficile, inoltre, che un corpo trovato in quella posizione possa esser l’opera di un’esecuzione: la ragazza, infatti, fu trovata dal 118 che poggiava i piedi per terra. A parlare è proprio il suo corpo: numerosi i segni di ecchimosi e le escoriazioni, in particolare le evidenti ferite riportate sui talloni, come se il corpo fosse stato trascinato, e poi posizionato per ‘essere impiccato’.

A non sorprendere l’omertà degli amici che, solidali l’uno con l’altro fanno scudo attorno a loro, perdendosi in continue contraddizioni e omissioni, volte solo ad ostacolare il lavoro degli inquirenti.

La nuova consulenza del medico legale e la nuova relazione dei Ris sono state consegnate e presto si sapranno i risultati. Il giudice ha deciso di prolungare le indagini di 50 giorni, ma gli inquirenti sono convinti che servirà molto meno per scoprire chi è stato a uccidere la bella catanese nella notte tra il 23 e il 24 luglio del 2010.

“Credo che il cerchio stia per stringersi – ha detto al Giornale di Sicilia il legale dei Salamone, Dario Pastore : attendiamo la decisione del Gip e dalle indagini successive ricaveremo certamente quegli elementi fondamentali che ci diranno chi fu ad uccidere Valentina quella notte”.

 

 

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Sabrina Macaluso

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