«L’intenzione è quella di procedere su due fronti: ricorso al Tar e diffida del Mise». A descrivere la strategia di opposizione all’autorizzazione data dalla Regione alla società Maurel et Prom Italia a effettuare rilievi geotecnici nella Val di Noto è Enzo Di Salvatore. Docente di Diritto costituzionale, Di Salvatore ha ricevuto nei giorni scorsi l’incarico dal Distretto turistico Sud-Est.
L’ente, di cui fanno parte 16 Comuni delle province di Siracusa, Ragusa e Catania, nei giorni scorsi ha preso posizione sulla questione della ricerca di idrocarburi dopo che, a luglio, la società, che ha ereditato il permesso ottenuto nel 2008 dai texani di Panther Eureka, ha ricevuto parere favorevole alla valutazione di incidenza ambientale. Un ok che però, secondo chi teme che in Sicilia in un futuro non lontano si possa tornare a trivellare, non avrebbe tenuto conto di quanto contenuto nel testo che, a febbraio di quest’anno, ha convertito in legge il decreto Semplificazioni.
«La legge dispone la sospensione dei permessi di prospezione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi sia sulla terraferma che in mare, in attesa dell’approvazione del Pitesai», spiega Di Salvatore. L’acronimo indica il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che dovrà essere redatto con l’intento di individuare le zone in cui sarà possibile, sul territorio nazionale, ricercare e coltivare gli idrocarburi, tenendo in considerazione la sostenibilità ambientale, sociale ed economica di queste attività. «Da quel che ci risulta la Regione, dopo avere chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato, che però non è arrivato, ha deciso di seguire quanto previsto dalla legge regionale 14/2000 che disciplina la concessione delle autorizzazioni in materia – continua il costituzionalista -. Tale decisione però per noi non è corretta in quanto il Pitasei interesserà tutto il Paese. Senza contare che la stessa Regione Siciliana siederà al tavolo della conferenza unificata tra Stato ed enti locali che dovrà adottare il piano. Per quale motivo dunque – si chiede Di Salvatore – in Sicilia non si dovrebbero sospendere le attività in chiave preventiva?».
Ma per il legale ci sarebbe anche un caso, simile a quello della Val di Noto, in cui si è deciso di operare in maniera diversa. «Un permesso di ricerca a Scicli, per il quale è stato necessario procedere con la valutazione di impatto ambientale che, a differenza della Vinca, è di competenza ministeriale, è stato sospeso in considerazione di quanto previsto dalla nuova legge», sottolinea Di Salvatore. L’unica differenza tra i due casi starebbe, dunque, nel fatto che la società Maurel et Prom Italia, avendo deciso di adottare un sistema di rilievo basato sulla tecnologia a bassa vibrazione denominata vibroseis, che esclude l’uso di esplosivi, ha potuto evitare il vaglio del ministero limitando l’iter burocratico agli uffici regionali. Almeno per adesso. Nel caso, infatti, si dovesse scoprire il gas che la società spera di trovare, bisognerà comunque procedere alla valutazione di impatto ambientale prima di ottenere il permesso a perforare il terreno.
Tuttavia i Comuni della Val di Noto che guardano con sospetto a questa ricerca – tra i quali Noto, dove il sindaco Corrado Bonfanti ha annunciato la volontà di ricorrere alla giustizia amministrativa, nonostante le ricerche non ricadranno all’interno del territorio comunale – vogliono agire in maniera preventiva. E per Di Salvatore i motivi per farlo non mancherebbero. «Esiste un’altra questione ed è quella che riguarda la possibilità per lo Stato di attrarre a sé l’esercizio di determinate competenze per ragioni di carattere unitario. La ricerca di idrocarburi per noi rientra tra queste. Anche perché – prosegue Di Salvatore – la stessa legge di febbraio prevede una clausola in materia idroelettrica, lasciando la disciplina alle Regioni. Specifica che invece non viene fatta per la ricerca di gas o greggio».
Sulla scia di queste valutazioni, nei prossimi giorni Di Salvatore invierà una diffida al ministero dello Sviluppo economico in cui si chiederà di dare, entro trenta giorni, una risposta in merito all’applicabilità della nuova legge anche per la Sicilia. «Un pronunciamento è necessario. Comunque, qualora si sostenesse che la Regione Siciliana non deve attenersi alle novità introdotte, resterebbe un’ulteriore possibilità di ricorrere al Tar», conclude Di Salvatore.
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