Turi Vaccaro non potrà entrare in provincia di Caltanissetta. Il giudice del tribunale di Gela ha inflitto il divieto di dimora al pacifista che mercoledì è entrato nella base Usa di Niscemi e si è arrampicato su una delle parabole del Muos. La sua protesta è andata avanti fino a ieri pomeriggio – quindi per circa 36 ore senza acqua e cibo – quando, dopo essere sceso, è stato fermato dalla polizia. Oggi si è svolta l’udienza di convalida dell’arresto, che è stato confermato, ma Vaccaro è stato rimesso in libertà.
L’attivista, che già in passato è stato protagonista di azioni pacifiche contro l’impianto satellitare statunitense, avrebbe ascoltato l’ordinanza canticchiando una canzone contro la guerra – We shall overcome, di Joan Baets – e dando le spalle al giudice, a cui, tuttavia, prima ha affidato una lunga deposizione. I reati che gli vengono contestati sono violazione dei sigilli della base, che è ancora sotto sequestro per decisione del gip di Caltagirone; danneggiamento aggravato perché struttura destinata alla pubblica difesa e violazione del foglio di via. Vaccaro aveva infatti già ricevuto in passato l’intimazione a lasciare il Comune di Niscemi. Provvedimento che adesso viene ampliato con il divieto di dimora in tutto il territorio della provincia.
Secondo una prima valutazione presentata in udienza, i colpi di martello che l’attivista ha incessantemente inferto alla parabola, hanno prodotto danni per circa 800mila dollari. La stima deriva dal numero di pannelli che dovranno essere sostituiti: tredici, ognuno del valore di 60mila dollari. A differenza del passato, il pacifista ha parlato a lungo davanti al giudice, rivendicando la sua azione. In un primo momento si è rifiutato di rispondere alle domande, affermando di essere Socrate o Gesù Cristo, ma dopo pochi minuti ha iniziato la sua ricostruzione dei fatti.
Vaccaro, secondo quanto spiega la sua avvocata d’ufficio Giusi Ialazzo, ha confermato l’azione, aggiungendo che, nelle sue intenzioni, si sarebbe dovuto trattare di un sopralluogo propedeutico a un’azione più incisiva. Ha ammesso l’uso di una cesoia per rompere il fil di ferro e ha sottolineato come un poliziotto, arrampicatosi a metà della parabola, gli avrebbe sottratto con un bastone lo zainetto col sacco a pelo che si era portato dietro. Vaccaro – che ha precisato di non voler essere difeso – ha quindi optato per il rito ordinario. La prima udienza è stata fissata per il 26 febbraio del 2016.
Ad aspettare, sin dalla mattina, fuori dall’aula c’erano una decina di attivisti No Muos. Con loro anche un reporter che sta scrivendo un libro su Turi Vaccaro e che ha chiesto di poter scattare delle foto. Al divieto del pubblico ministero, Vaccaro avrebbe esclamato: «Viva la democrazia». Il pacifista sarà adesso accompagnato dagli altri attivisti a Comiso, alla pagoda della Pace.
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