Vaccarini, un’aula per Peppino Impastato «I giovani vogliono difendere l’essere siciliani»

Un percorso durato un anno, fatto di lezioni, approfondimento e studio. Mesi in classe, all’istituto superiore Vaccarini di Catania, a scoprire la storia dell’antimafia in Sicilia, quella di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche di Giuseppe Fava e Peppino Impastato. Ed è proprio a Peppino — oggi sono passati 37 anni dalla sua morte per mano della mafia — e a sua madre Felicia Bartolotta che gli studenti della scuola hanno deciso di dedicare un’aula. L’intitolazione ufficiale è fissata per il prossimo 30 maggio, ma quale classe sia stata scelta è già noto: il nuovissimo laboratorio fotovoltaico al piano terra dell’edificio di via Orchidea. «Lo slogan che abbiamo scelto per questo percorso sulla legalità è “Il silenzio è dolo“», spiega Maria Cantone, docente di Storia e filosofia per i ragazzi che frequentano gli ultimi tre anni del liceo scientifico. «L’idea che volevamo trasmettere è che il silenzio è un atteggiamento mafioso in qualunque situazione — continua Cantone — anche in una comunità come una scuola o in una micro-comunità come una classe». In occasione dell’intitolazione arriverà da Palermo pure Salvo Vitale, amico storico di Impastato.

«Abbiamo coinvolto i ragazzi raccontando le storie di chi ha perso la vita per un impegno», racconta la professoressa. Che, nel suo percorso didattico, è stata supportata dalla dirigente scolastica Salvina Gemmellaro, arrivata un anno fa. «Abbiamo discusso insieme questo genere di attività. Da parte sua c’era proprio la voglia di fare un lavoro sulla legalità». In una scuola, l’istituto superiore Vaccarini, che «non è una scuola bene. È una scuola vera: quando trovi le eccellenze, sai che loro ce l’hanno fatta con le loro forze». A frequentarla, studenti di tutte le estrazioni sociali. «Seguo ragazzi dai 16 ai 21 anni, includendo anche i ripetenti». Parlare di mafia e di antimafia non è stata una cosa semplice: «Alcuni studenti hanno preferito non credere a quello che abbiamo spiegato loro. Hanno preferito pensare che non fosse vero, che la mafia fosse un fenomeno esagerato dalla stampa e dal cinema — prosegue Maria Cantone — Altri quasi quasi sono stanchi, non ne possono più di sentire parlare di criminalità organizzata, come se non discuterne possa esorcizzare il problema. Altri, invece, sposano completamente il messaggio che abbiamo scelto di lanciare».

Ma quelli che, nel corso della sua carriera, hanno colpito di più la docente sono i ragazzi che hanno scelto di fare della legalità una professione. «L’argomento antimafia mi è sempre stato molto a cuore. Ho avuto studenti che hanno scelto di diventare carabinieri, di lavorare nell’esercito, o di studiare Giurisprudenza col sogno di fare, poi, i magistrati. Hanno scelto di voler difendere il modo onesto di essere siciliani». Perché «a quest’età sono così duttili. Sono giovani e sono tutti uguali: ascoltano e assorbono tutto». Per questo una targa con il nome di Peppino Impastato e di sua madre all’interno dell’istituto è un segnale forte. «Abbiamo voluto includere anche Felicia nel nostro omaggio perché è una piccola grande donna siciliana: ha combattuto umilmente e ha portato avanti la memoria di suo figlio, con coraggio e determinazione». Tra tre settimane, a intitolare la classe del laboratorio ai due ci saranno gli studenti del Vaccarini, gli insegnanti e Salvo Vitale, che con Peppino ha condiviso amicizia e militanza. «Sarà una cerimonia breve e semplice: un’occasione per insegnare agli studenti presentando loro un esempio», conclude la professoressa. 

Luisa Santangelo

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