Concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al delitto di usura, usura e estorsione aggravate dalla metodologia mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. Sono i reati contestati alle 21 persone coinvolte nell’inchiesta Araldo, che oggi ha portato a un blitz eseguito oggi dai carabinieri e dalla guardia di finanza a Bagheria. Dieci persone arrestate, di cui nove in carcere, e undici indagati a piede libero. Sequestrate anche le quote di una società, un laboratorio e un bar-tavola calda con annesso chiosco a Villabate. Il valore complessivo dei beni ammonta al mezzo milione di euro.
Il lavoro degli investigatori è iniziato nella primavera del 2018, portando alla luce una fitte rete di usurai tra Bagheria, Ficarazzi e Villabate. Le vittime dovevano pagare tassi che andavano dal 143 per cento al 5400 per cento. In sostanza, a fronte di un prestito di 500 euro in quattro giorni la somma da restituire diventava di 800 euro. Chi non rispettava i patti andava incontro a ritorsioni. Nell’indagine coinvolta anche una funzionaria di Riscossione Sicilia, accusata di rivelare i nominativi delle persone più in difficoltà economica.
Nel giro usuraio sarebbe stato coinvolto anche Giuseppe Scaduto, capo mandamento di Bagheria e all’epoca ai domiciliari. Scaduto avrebbe delegato al 45enne Atanasio Alcamo, il compito di portare avanti gli affari. Questi i nomi degli altri arrestati Giovanni Di Salvo, 42 anni; Alessandro Del Giudice, 53 anni; Simone Nappini, 50 anni; Antonino Troia, 57 anni; Giovanni Riela, 48 anni; Gioacchino Focarino, 69 anni; Antonino Saverino, 66 anni; e Vincenzo Fucarino, 74enne finito ai domiciliari.
Alessandro Del Giudice è un avvocato, difensore di un uomo d’onore di Misilmeri. Il professionista è accusato di essersi fatto portavoce del proprio assistito per veicolare messaggi all’esterno del carcere.
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