Usura, cinque arresti al centro storico Tassi fino al 160 per cento annui, 27 vittime

Una chiesa utilizzata come luogo per le minacce. Un minorenne inviato a riscuotere i crediti. Sono solo alcuni dei metodi di un gruppo di usurai catanesi scoperti dalla guardia di Finanza etnea e coordinati dal pool contro i reati di usura ed estorsione della Procura di Catania. I militari hanno arrestato questa mattina i cinque uomini, tutti pregiudicati, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di usura ed estorsione nei quartieri Civita, San Cristoforo e San Berillo. Si tratta di Felice Papaserio, 39 anni, dipendente di un’azienda di trasporti; Antonino Giuseppe La Rosa, detto Antonello, 37 anni, dipendente di una cooperativa di gestione parcheggi; Francesco Mirabella, 56 anni, disoccupato; Lorenzo Saitta, detto il vecchio, 78 anni, pensionato; Alfio Alessandro Basile, 48 anni, commerciante. Coinvolto anche un minore per cui adesso dovrà essere attivato dalla Procura etnea un percorso di sostegno con le assistenti sociali.

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Le foto degli arrestati

Il gruppo avrebbe portato a termine almeno 25 episodi di usura e due di estorsione ai danni di altrettanti piccoli commercianti della zona. Titolari di alimentari e tabacchi, ma anche piccoli imprenditori edili. Secondo la Gdf etnea sarebbero ancora più alto il numero delle vittime – non individuate – del giro di usura. I prestiti andavano dalle poche centinaia alle migliaia di euro, sempre in contanti. Una cifra da restituire entro 14 settimane, con rate settimanali del dieci per cento, altrimenti si procedeva alla ricapitalizzazione del debito. L’usuraio cioè prestava un’ulteriore somma in contanti, trattenendo per sé l’importo dovuto e costringendo la vittima a pagare ancora nuove rate settimanali per restituire la cifra più alta. Le indagini, condotte con intercettazioni audio e video, nascono dalle denunce degli stessi commercianti, appoggiati dall’associazione antiracket antiusura etnea, stanchi di pagare tassi di interesse annui fino al 160 per cento.

A finanziare l’attività, secondo gli inquirenti, sarebbero stati Saitta e Papaserio. Gli stessi che, in caso di cattivi pagatori, organizzavano le minacce nei loro confronti. Agli altri membri del gruppo invece era affidato il compito di individuare le vittime e la riscossione delle rate settimanali. Un ruolo che ognuno interpretava a modo suo, con La Rosa tra i più scrupolosi. L’uomo infatti ricorreva spesso al riparo di una chiesa per compiere le sue minacce, mentre altre volte inviava a riscuotere il figlio minorenne, 13 anni, che in alcuni casi faceva anche da accompagnatore del papà. Adesso, per il ragazzo, la Procura etnea dovrà disporre un sostegno con le assistenti sociali. Ma il suo recupero non sarà semplice, avvertono i militari della Gdf, accolti questa mattina da una violenta reazione del giovane all’arresto del padre.

Redazione

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