Ustica, dopo 35 anni hotel abusivo torna al Comune Ora si pensa al suo riutilizzo: «Sociale o turistico»

Dopo un lungo contenzioso, il comune di Ustica ha vinto un nuovo capitolo contro l’abusivismo edilizio. Si tratta si una vicenda che ruota attorno a un albergo al centro di una decennale battaglia legale (non ancora conclusa) e l’ultimo atto risale a pochi mesi fa, con un’ordinanza che ha dato nuovamente ragione al Comune. L’inizio di questa vicenda si colloca tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 con la realizzazione di un complesso ricettivo da parte degli ex proprietario Baldassare Bonura, in via San Bartolomeo. Costituito da due edifici distinti, la struttura si sviluppa su tre livelli e comprende oltre cento camere. Subito dopo la sua inaugurazione, l’hotel è stato dichiarato abusivo e il Comune di Ustica è diventato proprietario dell’immobile per averlo acquisito in virtù della legge 47/1985 (Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali).

Una decisione che il proprietario ha sempre osteggiato impugnando tutte le ordinanze e gli atti che negli anni si sono susseguiti, sia in sede amministrativa sia davanti al giudice ordinario, arrivando anche al «gesto estremo di tentare di riappropriarsi del bene». «La prima ordinanza di demolizione risale al 7 novembre del 1981 – ricostruisce il sindaco di Ustica Attilio Licciardi -, quanto è stato accertato che quell’opera era abusiva. In quel momento il Comune decise di acquisire quel bene, una decisione che è stata subito oggetto di impugnativa da parte dei proprietari, ma i giudici ci hanno sempre dato ragione». Il pronunciamento definitivo è arrivato parecchi anni dopo, nell’aprile del 2002, a seguito di accertamento dell’inottemperanza all’obbligo di demolizione. Al Comune è stato così riconosciuto la proprietà della struttura ma, nel frattempo, sono trascorsi altri 14 anni perché l’ex proprietario hanno continuato a impugnare qualsiasi atto, fino ad arrivare al punto di tentare di riappropriarsi del bene.

Il 9 febbraio 2016, infatti, l’ex proprietario ha manomesso i tre cancelli di ingresso, sostituito le catene e i lucchetti apposti ai cancelli, affiggendo tre cartelli – con la scritta proprietà Bonura – ponendo così in essere «un illegittimo atto di spoglio del Comune di Ustica dal possesso dell’immobile in questione». «Ma il tribunale, ancora una volta, ha riconosciuto la nostra buona fede – prosegue Licciardi – chiedendo il reintegro». Il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Palermo Paola Condorelli con l’ordinanza del 20 dicembre 2016 ha dato ragione al Comune di Ustica che aveva chiesto la restituzione dell’hotel ritenendola «fondata e meritevole di accoglimento», condannando Baldassare Bonura (l’ex proprietario) e Russo Salvatore a pagare le spese processuali (2.551,50 euro) e al rimborso delle spese legali.

Una vicenda chiusa? Ancora non del tutto, come ha spiegato l’amministrazione facendo luce su alcuni passaggi: «Il procedimento possessorio a tutela del Comune – spiega il legale del Comune di Ustica Elvira Machì – si è conclusa la fase cautelare in primo grado, ed è possibile che gli ex proprietari propongano reclamo. Il Comune in tutte le azioni intentate dall’ex proprietario e dalla curatela del fallimento subentrata dopo il fallimento degli stessi, è sempre risultato vittorioso, anche in Cassazione e davanti al Cga. Attualmente, è pendente in Appello un’azione di usucapione intrapresa dagli ex proprietari e una querela di falso avverso l’ordinanza di demolizione. Entrambe le azioni – ha aggiunto – sono state totalmente rigettate in primo grado con una vittoria totale del Comune».

Ora, invece, si apre un nuovo capitolo che riguarda il risanamento della struttura. I due fabbricati, di cui è composta l’edificio richiedono importanti investimenti per essere resi ancora più funzionali. «Si possono fare tante ipotesi – spiega ancora il sindaco -, ad esempio destinarlo a fini sociali oppure metterlo a reddito. Già l’immobile è stato utilizzato da alcune associazioni e utilizzato come deposito di beni per il Comune. Per fare un esempio, il Demanio ha deciso di ricorrere allo strumento della concessione trentennale per i fari inutilizzati. Mi preme sottolineare, però, che in una terra come la Sicilia dove si fa poco o nulla contro l’abusivismo – aggiunge – noi abbiamo scelto la strada di essere determinati. Potevamo far morire la cosa, ma abbiamo scelto di curare l’interesse degli usticesi. Passerà del tempo prima che il bene torni del tutto attivo – conclude –, ma ne vale la pena perché Ustica aspetta questo momento da molti anni».

Antonio Mercurio

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