Non è un senzatetto ed era un paziente dell’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale l’uomo che nel video, girato nella notte fra il 3 e il 4 giugno, è sdraiato a terra su coperte e trapunte in una corsia del pronto soccorso. La vicenda ha riacceso i riflettori sulle criticità nel sistema dell’emergenza-urgenza in tutta la zona ionica etnea. Sono gli attivisti del comitato cittadino di Giarre Rivogliamo l’ospedale a denunciare «i continui disservizi ai limiti della decenza umana cui sono sottoposti i pazienti» e a chiedere, a questo proposito l’intervento di chi negli anni si è impegnato alla ridefinizione della rete degli ospedali. La Regione, con il presidente Nello Musumeci e l’assessore alla Salute Ruggero Razza da una parte e, dall’altro, il ministero della Salute con la neo eletta del Movimento cinque stelle Giulia Grillo. Perché, secondo i cittadini, il sovraffollamento dell’ospedale acese deriva direttamente dall’utenza che prima si riversava sul presidio sanitario di Giarre.
Dall’assessorato regionale alla Salute, intanto, trapela la notizia che sulla rete ospedaliera siciliana sul tavolo ancora non c’è nessuna novità, nonostante sia stato il presidente Musumeci ad annunciare, tempo fa, la sua intenzione di ripristinare il pronto soccorso di Giarre. Mancherebbe ancora un passaggio fondamentale: ovvero, l’analisi dei diversi studi territoriali che vengono periodicamente mandati dalle Asp, con report sui numeri degli accessi alle strutture, sui dati che riguardano i decessi dovuti alle criticità della rete e sui documenti dei presidi in merito alla necessità di ulteriore personale di emergenza. Sono lavori che richiedono molto tempo e la giunta regionale dovrà riunirsi più volte per provare a fare una mappatura chiara e concreta che non abbia poi bisogno di essere rivista a stretto giro.
Dalla direzione generale dell’Asp di Catania, intanto, il dottor Giuseppe Giammanco ha disposto l’immediata verifica di quanto accaduto nella corsia del pronto soccorso acese. «È una storia di fragilità simile a molte altre che si vedono in un ospedale – afferma il dirigente – e agli operatori va riconosciuto il merito di avere prestato le cure dovute utilizzando l’approccio più adeguato. Spesso – aggiunge – storie analoghe vengono segnalate dai cittadini agli operatori non con un video recapitato a una redazione (quella di MeridioNews che lo ha pubblicato per prima, ndr), come atto di senso civico e di solidarietà verso chi è più fragile, consentendo così tempestivi interventi».
A ricostruire più precisamente i contorni della vicenda è il direttore medico del nosocomio Santa Marta e Santa Venera, Alfio Cristaudo. «L’uomo ritratto nel video è un paziente del quale conosciamo la storia clinica perché ha fatto accesso altre volte in ospedale». Stando a quanto riferito dagli operatori del pronto soccorso e a quanto ricostruito attraverso la documentazione clinica, nella notte del 2 giugno il paziente è arrivato al pronto soccorso con un mezzo del 118 in codice verde-poco critico, per ulcere agli arti inferiori. «Gli è stato proposto il ricovero – riferisce Cristaudo – ma ha rifiutato anche le medicazioni». L’indomani mattina la scena si ripete: l’uomo arriva in ambulanza al pronto soccorso con lo stesso codice. Questa volta, vengono effettuati gli esami previsti dalle procedure e vengono richieste le necessarie consulenze specialistiche.
Da quanto raccontano gli operatori sanitari, il paziente si sarebbe rifiutato – anche in modo aggressivo – di stendersi sulla barella preferendo rimanere seduto su una sedia a rotelle. Convinto a utilizzare la barella nel pomeriggio, l’uomo l’avrebbe abbandonarla nuovamente durante la notte preferendo sistemarsi in quel giaciglio di fortuna per terra, «eludendo la sorveglianza degli operatori». I due medici, tre infermieri e tre ausiliari di turno quella notte riferiscono di aver provato ripetutamente a convincerlo a sistemarsi sulla barella, ma senza esiti. La mattina del 4 giugno, poi, il paziente avrebbe accettato di farsi medicare. Somministrata la terapia, l’uomo avrebbe deciso di formalizzare le proprie dimissioni volontarie.
«La vicenda di quest’uomo al pronto soccorso di Acireale evidenzia, ancora una volta – dichiara la deputata regionale del Movimento cinque stelle Angela Foti che nella serata di ieri si è recata all’ospedale per verificare quanto accaduto -, le gravi mancanze della medicina del territorio: oltre alla questione della rete ospedaliera c’è da considerare il fatto che sempre più persone, infatti, si recano all’ospedale per poter usufruire dei pasti che non vengono consumati dai pazienti e sono moltissimi gli accessi di persone che entrano nei pronto soccorso nonostante non siano in condizioni di emergenza-urgenza». Parlando con gli operatori sanitari del turno successivo rispetto a quelli che hanno avuto il paziente in carico, «mi hanno detto che l’altro problema è che di notte non c’è il vigilantes, come invece accade durante le ore diurne, e capita spesso che delle persone cerchino rifugio all’interno della struttura ospedaliera».
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