Università, furti d’auto e scooter: allarme tra studenti «Decine i casi durante l’anno, servono più telecamere»

Per coloro che frequentano l’Università di Palermo, sentire parlare di furti di auto nel campus non è una novità. Da anni le segnalazioni di automobili e motocicli che spariscono dai parcheggi all’interno dell’ateneo si susseguono, in particolare dal grande piazzale davanti l’edificio 16 – sede di biologia, chimica e farmaceutica – che raccoglie la maggioranza dei veicoli degli studenti. Le auto sparirebbero, però, in tutta la cittadella, perfino davanti l’affollatissimo bar d’ingegneria, soggetto al via vai continuo degli studenti. L’ultimo caso risalirebbe a due settimane fa, quando, nel parcheggio del famoso edificio 16, una ragazza in compagnia di alcuni colleghi si avvia verso la propria macchina. Arrivata a pochi passi, si accorge però di due individui all’interno del mezzo. 

Subito la corsa alla portineria della facoltà per avvertire il personale, che chiama la sicurezza che presta servizio all’interno dell’ateneo. Mentre l’auto delle guardie giurate si avvicina, interviene il personale dell’edificio, che mette in fuga i due ladri a bordo di uno scooter. Scatta, quindi, l’inseguimento da parte dell’auto della sicurezza, che però non riesce a stare dietro al motorino dei due malviventi, dileguatosi nel traffico di via Ernesto Basile. Il caso in questione, però, è uno solo, a fronte delle decine che si verificano durante l’anno. Accanto ai furti di auto e moto, le automobili spesso vengono ripulite degli oggetti di valore, come autoradio e cd, a cui vanno aggiunti gli scippi in via Ernesto Basile e in via Archirafi.

Sorge quindi il problema sicurezza all’interno dell’ateneo, denunciato da tutte le associazioni universitarie. Il consigliere del corso di studi di Scienze Biologiche, Roberta Tanasi, parla dell’esistenza di «difficoltà nel garantirne un controllo. Sarebbe sicuramente utile aumentare il numero di telecamere all’interno della Cittadella – afferma – o aumentare le risorse destinate al servizio di sorveglianza interna». Per Tanasi  la presenza delle guardie giurate è «inefficace, in numero troppo esiguo per controllare l’intera superficie della cittadella». Mentre la sera, alla chiusura, viene lasciata aperta un’unica entrata presidiata da un singolo uomo, durante il giorno gli uomini della sicurezza salgono solo a due. Una pattuglia che con una macchina dovrebbe controllare l’intera estensione universitaria e per farlo percorre viale delle Scienze avanti e indietro. 

«Le stesse guardie – racconta uno studente – ci dicono che hanno difficoltà a pattugliare con i pochi mezzi che hanno a disposizione. Probabilmente i ladri sono ragazzi della zona limitrofa all’università, ma anche riconoscendoli non potrebbero fare nulla, dato che è necessario coglierli sul fato». Naturalmente, come fanno notare gli studenti, i dieci minuti impiegati dalla pattuglia a fare un giro, sono spesso sufficienti a un possibile ladro per compiere il reato. La soluzione proposta da molti è quella di un sistema di videosorveglianza lungo le vie all’interno della cittadella. «Bisognerebbe implementare il numero di telecamere – continua Tanasi – non è possibile d’altro canto pensare che la privatizzazione degli ingressi in cittadella, attraverso il tanto criticato parcheggio a pagamento, possa costituire in alcun modo un garanzia di sicurezza rispetto all’attuale situazione». 

Le telecamere poste agli ingressi, infatti, servono unicamente a controllare il pagamento del pedaggio. «È necessario – conclude – che anche le istituzioni, nonché le forze dell’ordine, si impegnino per garantire che le zone di residenzialità studentesca siano luoghi a misura di studente».

Alberto Palazzolo

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