Strani oggetti sono apparsi in queste settimane nell’Ateneo di Palermo. Distributori di biglietti e telecamere agli ingressi della cittadella che gli studenti guardano con curiosità e timore perché indicherebbero che il tanto contestato parcheggio a pagamento sta per diventare realtà. L’affidamento degli spazi, difatti, sarebbe finalmente stato fatto sei mesi fa, permettendo quindi l’attuazione del contratto che concede all’ATI la gestione dei parcheggi all’interno della cittadella universitaria e l’istallazione delle apparecchiature quali biglietterie automatiche e le colonne delle sbarre carrabili. Si accende così di nuovo la protesta studentesca dallo slogan smontiamo i tornelli, partita 7 anni fa.
La vicenda inizia nel 2009, quando il Consiglio d’amministrazione approva il 6 agosto, la concessione per la gestione dei parcheggi a pagamento di viale delle Scienze. In questa occasione la mozione viene approvata dal Consiglio con le astensioni di due dei rappresentati degli studenti e l’assenza del terzo. La versione fornita dagli stessi è che le astensioni non sarebbero state volontarie, ma «sarebbero stati allontanati dalla sala».
Il giorno successivo viene, invece, firmata una convenzione con l’ATI, gruppo formato appositamente per il progetto dalle società Eltron, Medprom e Inzerillo, dopo un’assegnazione fatta in seguito a un manifestazione d’interesse dell’Università di Palermo, alla quale hanno aderito anche altre società tra cui l’Amat. Secondo tale contratto l’ATI avrebbe in gestione per 9 anni non solo l’intera area delle cittadella, provvedendo anche alla rimozione delle auto, ma non corrisponderebbe nulla all’amministrazione universitaria, tenendo per sé tutti i proventi. L’unico beneficio per l’Ateneo consisterebbe in un servizio di bus-navetta gratuito su viale delle Scienze e un altro che colleghi i poli distaccati ogni mezz’ora, infine un sistema di videosorveglianza fornito dal gruppo, in realtà comprendente una manciata di telecamere agli ingressi.
L’ex rettore Roberto Lagalla, la cui amministrazione ha firmato la concessione, insiste nell’affermare di aver agito «nell’interesse dell’Università, anche andando incontro alla necessità di economizzare». Difatti, la motivazione di tale scelta sarebbe stata quella di normalizzare la situazione all’interno della cittadella, la cui viabilità era allora carente. Una condizione che Lagalla ha definito «anarchia della mobilità e della sosta all’interno di viale delle Scienze» e la cui soluzione sarebbe un incentivo a utilizzare i mezzi pubblici, invece dei mezzi privati, per raggiungere le facoltà. Una situazione oggi risolta con un servizio di rimozione forzata della auto fuori dagli stalli adibiti a posteggio, affidato all’ATI stessa.
Subito la risposta degli studenti che già alla fine del 2009 , insieme ad alcune sigle sindacali, si sono mobilitati contro l’attuazione di tale convenzione. A capitanare il movimento di protesta il Collettivo Universitario Autonomo e la pagina Facebook Smontiamo i Tornelli, con una raccolta firme, tra le altre iniziative.
Ma la convenzione non prende il via e il progetto rimane solo sulla carta, tanto da necessitare di un rinnovo nel 2012. Le modifiche apportate però sono a discapito di Unipa, che per il primo anno vedrebbe ridotto il servizio di bus gratuito (unico suo vantaggio) a un unico mezzo all’interno della cittadella, che per due volte al giorno percorrerebbe anche la tratta dei poli distaccati, lasciando viale delle Scienze sguarnita. Inoltre il periodo della gestione aumenta a 11 anni, con la possibilità di rinnovo.
L’attuale amministrazione prende però le distanze dalla precedente che nel 2009 ha preso questa decisione. «Anche io ho vissuto viale delle Scienze nel 2008/2009 – afferma l’attuale rettore Fabrizio Micari – e oggettivamente era caotica, ma già da alcuni anni la situazione è migliorata, anche grazie al servizio di rimozione coatta. Data la situazione odierna non firmerei una convenzione del genere, non sarebbe necessaria, ma cercherei altrove le risorse per il servizio navetta».
Anche le associazioni universitarie si sono mosse già in passato contro tale decisione, che vedono come una nuova tassa che pesa sul diritto allo studio.
«Stiamo richiedendo – rivela Marco Ferrante di Vivere Ateneo, rappresentante degli studenti al Consiglio d’amministrazione – tutte le carte riguardanti il rapporto tra Università e ATI per cercare qualche cavillo burocratico affinché il parcheggio possa non essere attivato. Nel 2009 fu fatta questa scelta scellerata e oggi mancano molti passaggi di questa convenzione».
Vivere Ateneo riporta infatti la possibilità di annullare il contratto sulla base dell’inadempienza consistente nell’attesa di 7 anni per fare partire il servizio. «Nel 2009 – denuncia Angelo Nuzzo, coordinatore di UDU – l’assegnazione venne fatta con un semplice manifestazione d’interesse, senza pubblicazione, mentre per accordi superiori ai 40 mila euro per legge è necessario un bando di concorso e in questo caso l’importo del contratto ha un valore di quasi 2 milioni. Inoltre la convenzione stessa prevede che la vincitrice della gara avrebbe dovuto fornire un servizio di car-sharing, cosa che l’ATI non ha fatto e che invece ha fornito l’AMAT di sua iniziativa, ai tempi esclusa dalla decisione del cda. Probabilmente ci sono le premesse per chiedere un parere al tribunale sulla validità dell’assegnazione».
Gli studenti continuano ad avere dubbi su tale parcheggio, che probabilmente entrerà in servizio effettivo dal prossimo anno accademico. Molte delle apparecchiature necessarie al controllo dei veicoli sono già state montate, comprese le telecamere agli ingressi, ma ancora non c’è ufficialità della partenza. «Se non è possibile bloccarlo – conclude Micari – data la presenza di un contratto, dobbiamo cercare di tradurlo in servizi agli studenti e opportunità per migliorare la fruibilità dei viale delle Scienze».
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