Unioni civili, il no di Bottino de Il Megafono Insieme alle comunità evangeliche catanesi

«Quanti giovani, potendo scegliere un percorso così semplice, sceglieranno invece il matrimonio?». L’ultima critica al registro delle unioni civili, presto al voto del consiglio comunale etneo su proposta della giunta Bianco, arriva proprio da un consigliere di maggioranza: Daniele Bottino, capogruppo de Il Megafono all’assemblea catanese. Che parla per sé, ma non da solo: al suo annuncio ufficiale, infatti, sono presenti i pastori della comunità evangelica cittadina di cui Bottino fa parte. «Ai colleghi consiglieri dico: lasciate da parte l’indirizzo politico e date un parere secondo coscienza», riassume la sua posizione prima di dare la parola alle personalità religiose riunite nella sala Coppola del Comune etneo. Fuori, alcuni attivisti del movimento Catania Bene Comune insistono non solo sulla necessità del registro, ma sul metodo del confronto: «L’indirizzo politico sui diritti è fondamentale – dice Matteo Iannitti – Al momento dell’elezione avevate un programma e un candidato sindaco da cui ora state prendendo le distanze».

«Non sono obbligato a dire sì perché sono il capogruppo di un contenitore che è favorevole – spiega Bottino – Con i dirigenti del mio partito ho messo le mani avanti dicendo che questa è una mia iniziativa, nonostante ci siano stati consiglieri de Il Megafono che mi hanno chiesto di essere presenti». Così Bottino prende le distanze soprattutto dall’opinione del leader de Il Megafono, il presidente regionale Rosario Crocetta, a favore del registro anche per la sua storia personale in cui rientra la sua dichiarata omosessualità. «Un argomento, insieme all’omofobia, di cui non voglio parlare, perché il registro delle unioni civili riguarda tutti, anche gli eterosessuali», sottolinea il consigliere. In disaccordo con Catania Bene Comune che vede nel no del politico un appoggio, seppure indiretto, alle posizioni omofobiche presenti in città.

Ma i motivi del dissenso nei confronti del registro per Bottino e i pastori sono altri. «Noi pensiamo che la delibera possa dare tanti diritti ma veramente pochi doveri – spiega Bottino – Per iscriversi e cancellarsi basta una semplice raccomandata e ritengo che questa sia un principio sbagliato. Per lo più non legiferato dal parlamento nazionale». E nemmeno di segnale politico di apertura vuol sentire parlare il consigliere: «Catania non ha bisogno di dare segnali e io come consigliere comunale non ci sto». Tanto più che, «alcune situazioni delle coppie non sposate, come le visite in ospedale o l’eredità, sono già state regolamentate dalla giurisprudenza», ripete più volte.

«Si comincia così e poi vengono richiesti i diritti senza vincolo. E, per la nostra fede, senza benedizione divina», rincara la dose il pastore Bonaccorsi, segretario del comitato evangelico della città, che vede nel registro delle unioni civili una possibile causa di «destabilizzazione morale e psicologica della gente». Al centro delle preoccupazioni dei fedeli c’è la famiglia: «Non vogliamo che si faccia confusione tra famiglia come istituzione divina e chi fa una scelta diversa, più o meno criticabile», spiega. Non nel momento in cui la famiglia tradizionale è sotto attacco, spiega Leonardo De Chirico, vicepresidente dell’alleanza evangelica italiana. «C’è una retorica della famiglia che però in Italia non ha politiche dedicate». Al contrario che in gran parte del resto d’Europa, compresi i Paesi dove vige la possibilità di matrimoni omosessuali «che noi ovviamente non vogliamo», ammette il docente.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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