Arriva questa mattina sulle Madonie l’ispettore del dipartimento delle autonomie locali, Angelo Sajeva, per fare chiarezza sulla natura giuridica dell’Unione Madonie, che ha sede a Petralia Soprana e il cui presidente è il sindaco del Borgo dei borghi 2019 Pietro Macaluso. La Regione insomma continua a nutrire dubbi sull’ente costituito nell’agosto del 2008 con l’iniziale denominazione di Unione delle Petralie e dell’Imera Salso, a cui avevano aderito i Comuni di Petralia Sottana, Petralia Soprana, Blufi e Belpasso. Nel 2016 arriva la trasformazione in Unione Madonie, con la possibilità per altri Comuni del comprensorio di poter aderire. Un’unione scelta nell’ambito del processo della Snai quale entità aggregante per i Comuni delle Madonie. E che è arrivata agli attuali 16, cioè i quattro fondatori dell’inizio e i dodici che si sono aggiunti in seguito. La costituzione è dettata dalla volontà di adoperarsi soprattutto per «la tutela e la crescita del patrimonio umano, storico, culturale e ambientale».
Ora però arrivano gli accertamenti della Regione. Che sembrerebbero confermare le perplessità sollevate già tre anni fa. Dopo qualche minuto dalla sottoscrizione dell’atto che modificava lo statuto dell’ente e che lo apriva all’adesione di altri Comuni, uno dei sindaci presenti e sottoscrittore come gli altri, Giuseppe Di Martino, all’epoca primo cittadino di Castellana Sicula, aveva infatti obiettato che avrebbe potuto esserci una violazione dell’articolo 41 della legge regionale del 4 agosto 2015 (razionalizzazione delle forme di esercizio associato di funzioni tra Comuni), secondo il quale «è fatto divieto ai Comuni di istituire nuove entità […] per l’esercizio associato di funzioni, fatte salve quelle previste per legge nonché le convenzioni per l’espletamento di servizi».
Il segretario, Giuseppe Lapunzina, per tutta risposta aveva chiarito che non si stava costituendo una nuova Unione ma se ne modificava una già esistente dal 2008 ampliandola, motivo per cui l’ipotizzata violazione non si sarebbe perciò riscontrata. Ma il problema adesso sembra tornare a bussare alla porta del presidente Macaluso: l’ente è stato costituito nel rispetto o no della legge? «Non sappiamo ancora quale sia l’aspetto specifico da verificare, questo ce lo potrà dire solo il commissario non appena si insedierà oggi – spiega il sindaco di Petralia Soprana – Siamo stati avvisati solo del suo arrivo». Se la ragione dell’ispezione fosse legata al fatto di aver costituito una nuova unione «è assolutamente infondato. E questo ci rammarica tantissimo, perché da un lato ci sono persone che stanno lavorando e si stanno battendo per portare dei frutti concreti al territorio attraverso l’attuazione della strategia Snai. Mentre altri vanno a compiere azioni di natura pretestuosa, e mi chiedo se in maniera calunniosa, presentando degli esposti che mettono in dubbio l’Unione costituita nel 2008. E che, ripeto, ha avuto solo la trasformazione del nome e l’adesione degli altri Comuni, che hanno deciso di sciogliere altre loro precedenti unioni per condividere un percorso in questo ente che prima si chiamava in un modo e ora no, senza cambio di partita iva né altro».
Insomma, fosse davvero questo il casus belli, il presidente Macaluso sembra piuttosto tranquillo. E cita documenti e atti già da tempo in possesso dell’assessorato che parlerebbero per l’Unione stessa e per la sua legittimità. Atti pubblici passati dai consigli comunali che testimonierebbero quanto sostenuto da Macaluso. «Lo ribadisco, la natura dell’Unione è in continuità con quella che era dell’Unione delle Petralie e dell’Imera Salso, non è stata creata nessuna nuova unione e chi afferma questo probabilmente non conosce bene gli atti. Mi spiace per le strumentalizzazioni e per il fatto che in questo modo si creano dei ritardi a tutto il percorso della Snai, perché non è la prima volta che vengono inviate richieste di ispezione – spiega Macaluso – Se qualcuno ti scrive che ci sono atti non corretti, che la natura dell’Unione è contro la legge, giustamente si nomina qualcuno per le verifiche del caso, ma l’assessorato dimentica che già in passato ha avuto tutta la documentazione che attesta quanto potrà verificare da oggi anche l’ispettore».
Quella sulla natura giuridica delle Madonie non è l’unica grana che il sindaco Macaluso deve affrontare. Ad alimentare il fuoco delle polemiche sono state anche le sue parole contro la protesta del collega di Polizzi Generosa, che attraverso MeridioNews aveva definito «ridicola» la protesta iniziata da Lo Verde nei giorni scorsi. «Io ridicolo non ci sono stato mai e questa battaglia non è folklore». Non vuole alimentare le polemiche, ma indirettamente arriva forte e chiaro la risposta del sindaco di Polizzi Generosa Giuseppe Lo Verde. Il quale, dopo l’accampamento con una tenda-ufficio, insieme alla giunta, sulla strada provinciale 119 ogni giorno si incatena nella piazza principale del paese. Gesti simbolici di forte impatto quelli messi in piedi dal sindaco, sostenuto dai suoi concittadini, per riaccendere i riflettori proprio sulla paradossale vicenda della Polizzi-Piano Battaglia, chiusa da 13 anni. La sua protesta, nei giorni scorsi, ha raccolto sostegno e solidarietà sia dagli altri sindaci del comprensorio madonita, come quello di Petralia Sottana Leonardo Neglia o quello di Isnello Marcello Catanzaro – fatta eccezione appunto per Macaluso -, sia dal mondo religioso, con la visita di domenica scorsa al Comune di Polizzi del vescovo di Cefalù Giuseppe Marciante.
«Non ci siamo accorti adesso che la strada è chiusa dal 2006, abbiamo voluto che si aprisse una questione nazionale, intestandoci una battaglia che è siciliana», ha ribadito il sindaco Lo Verde, intervenuto a Il Giornalaio, trasmissione in diretta sul giornale online Madonie Notizie. Il primo cittadino, in carica dal 2015, ha ribadito di essersi speso sin dall’inizio, insieme alla comunità intera, per la riapertura della provinciale. «Le carte parlano, gli studi di fattibilità portano la data del febbraio 2016 – precisa ancora – Cosa abbiamo toccato ingaggiando questa battaglia? Cosa c’è dietro? Sto lavorando con denunce precise, a viso aperto, questa è anche una battaglia per il riscatto del mio popolo». Quello di Polizzi Generosa, a suo dire vittima da troppo tempo di angherie che vorrebbero lasciare ai margini del comprensorio l’intera comunità. Intanto, il sopralluogo di due giorni fa ha riunito numerosi sindaci e tecnici: «C’è stata una netta presa di posizione del responsabile dell’ufficio tecnico dell’ex provincia di Palermo, che non si assume responsabilità se non si fa uno studio idrogeologico», spiega.
«Tutti i tecnici hanno convenuto che per revocare quell’ordinanza del 2006 serve un parere tecnico che dica che quel costone è sicuro, al momento il pericolo è di tipo R4, quindi alto rischio. Dovrebbe essere R3 o R2», dice anche l’assessore Sandro Silvestri. Ma si è discusso anche dell’aspetto economico: «Chi deve fare il progetto e chi deve anticipare le somme? È emerso che per partecipare alla progettazione fattiva occorre un’anticipazione, il Comune di Polizzi si è proposto di farsi avanti con un’anticipazione di circa 80mila euro, se fosse necessario. Ma siamo in una fase ancora embrionale, ci sono degli impedimenti, degli step burocratici che vanno rispettati come quello delle indagini, serve un parere tecnico che confermi che il rischio è mitigato, quindi non possiamo parlare di riapertura immediata. Facciamo perciò appello agli organi sovracomunali, alla Regione, affinché possano essere revocate le ordinanze e sbloccato il transito».
Si stima che servano circa 35mila euro per la perizia geologica per la sede stradale, più altri 36mila circa per fare gli studi di consolidamento sul costone, la perizia geognostica, i monitoraggi e gli interventi per riaprire la provinciale. «Soldi che deve anticipare il Comune, ci siamo presi l’impegno – ribadisce Lo Verde – Mentre la provincia di Palermo ha un progetto di massima sull’intero tratto della sp 119 che dovrebbe trasformare in esecutivo. Insomma, questo sopralluogo è stato positivo, le parti hanno tutte dichiarato la propria disponibilità, faranno un protocollo d’intesa tra Unione dei Comuni e Strategia nazionale aree interne (Snai) per avviare procedure e interventi di carattere amministrativo. Ma l’ingegnere della provincia ha detto chiarimento che questo milione e mezzo non basterà per riaprire la strada».
«Noi non siamo finiti, siamo gente che ha la speranza che domani i nostri figli possano vivere felicemente e in condizioni civili in questo territorio, se non è questo il mio compito di sindaco allora qual è? – continua Lo Verde – Non c’è un popolo assopito sulle Madonie, ma un popolo che vuole riscattarsi. Chiederemo un incontro al presidente della Regione e all’assessore alle Infrastrutture e di nuovo al sindaco della città metropolitana, se questo è ridicolo va bene, lo sono, ma lo continuo a fare con dignità. Polizzi in questo territorio conta, non può essere messa da parte, se lo mettano in testa tutti, rivendico uno spazio politico nel comprensorio madonita, non ci fermeremo».
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