Non arrivano rotture, e nemmeno scricchiolii. Durante la riunione odierna del Senato accademico e del consiglio d’amministrazione, seduta straordinaria seguita alle dimissioni del direttore generale Candeloro Bellantoni, la maggioranza del rettore dell’Università di Catania Francesco Basile serra le fila. Non solo dal capo dell’ateneo, ma anche dagli altri rappresentanti che intervengono in un dibattito che si era aperto con una lunga relazione dell’uomo che ha scatenato la tempesta, arrivano parole e dichiarazioni d’intenti tutte volte a far rientrare la crisi. Bellantoni, alla fine, conferma di restare e detta le condizioni: «Avere pieno mandato nel fare lavorare tutti con rigore, anche con sanzioni». Basile a quel punto blinda il suo direttore generale ritrovato avanzando un proposta chiara: dare più autonomia al primo dirigente dell’università. La delibera passa all’unanimità, compreso l’invito al ritiro delle dimissioni benedetto anche da applauso liberatorio. I vari esponenti manifestano di condividere le motivazioni del gesto forte di Bellantoni, garantendo massimo supporto alla futura azione amministrativa.
Lo stesso rettore aveva fin da subito indirizzato il dibattito su tali binari: già dal suo discorso d’apertura erano arrivate parole di piena fiducia a Bellantoni. La difesa del super dirigente venuto dal nord per riorganizzare la macchina amministrativa dell’università c’è stata, e con ciò Basile assume dunque una chiara posizione rispetto a quelle «prassi distorte» che avevo spinto Bellantoni alle dimissioni. Il sintomo più evidente, forse, della reazioni degli apparati ai tentativi di riforma concretizzatisi a giugno. Serviva appunto un direttore straniero per mettere ordine fra le varie fazioni della dirigenza. L’ex dirigente dell’università di Milano-Bicocca traduce ancora più letteralmente i concetti nella sua lunga relazione che motiva le dimissioni ormai abortite: si va dall’ordinaria amministrazione che, con i suoi mille intoppi, renderebbe impossibili azioni di ampio respiro. Ma sono soprattutto dirigenti dell’ateneo e sindacati a beccarsi i giudizi più sommari: i primi non sarebbero cooperativi, i secondi sarebbe ripiegati sulla difesa di rendite di posizione e status quo.
Dai rappresentanti di docenti e personale arrivano manifestazioni di solidarietà verso Bellantoni di egual tenore, in un confronto di fatto dominato dalla maggioranza di Basile. C’è anche chi, tuttavia, difende i sindacati, specie dal fronte tecnico-amministrativo: le riforme del direttore generale sarebbero perlopiù imposte, poco o nulla concertate con gli attori dell’ateneo. Pare evocare un danno d’immagine l’ex candidato al rettorato Enrico Foti, direttore del Dipartimento d’ingegneria, vicino all’ex rettore Tony Recca. La polemica innescata da Bellantoni sarebbe stata in realtà non necessaria e dal pessimo tempismo, cadendo a luglio e dunque a immatricolazioni vicine.
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