Non discriminazione, pari opportunità, eguaglianza di tutti i minorenni. Questi i messaggi portati questa mattina in tutta Italia dalla catena umana Unicef, iniziativa che il Fondo delle Nazioni unite per i minori organizza annualmente in occasione dell’anniversario della stipula della Convenzione sui diritti dell’Infanzia. E almeno un migliaio sono stati questa mattina i partecipanti a Catania, con una sfilata che, da villa Bellini, ha portato gli studenti di una decina di istituti del Catanese fino a piazza Università. Dove ad allietare i catanesi, piacevolmente sorpresi, sono state le note dei giovanissimi componenti dell’orchestra Falcone e Borsellino della Fondazione Città Invisibile.
Dietro la festa, però, l’Unicef non nasconde la denuncia per lo stato di arretratezza delle leggi italiane. «La convenzione sui diritti dell’infanzia, che compie oggi 24 anni, è un po’ il testo sacro dell’Unicef. Ed è ancora in parte disattesa in Italia», commenta, tra la folla, Ambra Picasso, segretario del comitato provinciale di Catania. Una legge in particolare, la «numero 91 del 1992, viola i diritti sanciti dalla Convenzione, imponendo in Italia lo ius sanguinis». Non una polemica però quella dell’associazione per i diritti dell’infanzia, che si inserisce su un filone particolarmente dibattuto durante il 2013, che riguarda i diversi modi che un minore ha di acquisire la cittadinanza. Ius sanguinis, il principio applicato in Italia, è un termine latino utilizzato in Diritto, che in estrema sintesi stabilisce come cittadino sia solo colui che è figlio di altri cittadini, anteponendo il legame di sangue a quello territoriale. Sancito, viceversa, dallo ius soli, per il quale è cittadino chiunque nasce sul territorio appartenente ad un determinato Stato. «Siamo qui, più di mille persone, solo per lanciare un forte messaggio. Questa catena umana vuole solo sensibilizzare al tema dello ius soli come diritto fondamentale», conclude Picasso.
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