Undicesimo Comandamento: minacciare, condannare e perquisire i giornalisti

“Tre giornalisti perquisiti, due minacciati, uno condannato a un risarcimento molto pesante. Sembra un bollettino di guerra, invece è cronaca degli ultimi giorni per i cronisti impegnati nel loro lavoro“. Comincia così la dichiarazione congiunta dell’ Ordine dei giornalisti di Sicilia e dell’ Associazione siciliana della stampa, diffusa dopo l’ultimo attacco, in ordine di tempo,  alla libertà di stampa in Sicilia, ovvero la perquisizione delle abitazioni di tre colleghi a Palermo,  di cui vi abbiamo raccontato qui.

In questi mesi ne abbiamo viste di tutti i colori. Politicanti e affaristi si sono dati un gran da fare per ‘zittire’ le voci scomode. E continuano a farlo, spesso, in maniera molto subdola.  Troppi casi che messi insieme la dicono lunga sulla concezione che in Sicilia (ma non solo) si ha dell’informazione. Che secondo molti, evidentemente, va bene fino a quando non dà fastidio ai potenti e ai potentati.

La presa di posizione dell’Odg e del sindacato della stampa è netta:

“Riccardo Lo Verso, di livesicilia, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, del Fatto Quotidiano, sono stati sottoposti a perquisizioni per avere dato notizie su un’inchiesta dellaProcura di Caltanissetta riguardante le attività criminali che ancora oggi svolge il capomafia Totò Riina. Ancora una volta i giornalisti pagano per aver pubblicato notizie di rilievo e probabilmente sono anche vittime di contrasti e contrapposizioni tra diversi uffici giudiziari.

I due cronisti minacciati sono Paolo Borrometi, corrispondente da Modica dell’Agi e della Sicilia, e MassimoDi Martino, che è anche sceneggiatore di opere cinematografiche nel campo dell’antimafia.

Il collega condannato è Rino Giacalone, che dovrà pagare 25mila euro all’ex sindaco di Trapani, Girolamo Fazio. Fatti che testimoniano la difficoltà di continuare a svolgere il nostro lavoro e sui quali sentiamo il bisogno di chiedere da una parte alle forze dell’ordine più attenzione per la sicurezza dei colleghi e dall’altra alla magistratura di applicare coerentemente le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che tendono ad escludere che la portata dei risarcimenti sia tale da indurre i giornalisti a non fare più il loro lavoro”.

Redazione

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