Il nuovo anno non ha ancora portato in dono il regalo sperato dagli abitanti dello Zen 2, ovvero la rimozione di una delle discariche “storiche” del quartiere. Stiamo parlando dell’area alle spalle dell’Istituto comprensivo statale Giovanni Falcone, in via Sandro Pertini (l’ex via P.V. 46), il lungo asse di scorrimento che taglia in due la zona collegando il Velodromo con via dell’Olimpo. Secondo quanto segnalato alla nostra redazione dall’Associazione Comitati Civici di Palermo, ad oggi nello spiazzo esistono e ”prosperano” cumuli di rifiuti di vari tipi, dagli sfabbricidi alle lastre di eternit, passando per la carcassa di un’auto bruciata. Le immagini parlano chiaro, e lo stato in cui versa la zona è testimoniato pure dalle immagini satellitari dei vari siti di mappe.
L’associazione fa presente che i problemi in quello spiazzo persistono almeno dal 2012, e che tutti gli appelli lanciati alle istituzioni competenti sono rimasti inascoltati, e così la spazzatura, le piante infestanti come l’ailanto, e i materiali di risulta sono andati crescendo notevolmente di volume. Una situazione agevolata dal facile accesso dalla pubblica strada, che causa sicuramente un impatto negativo sulla salubrità dell’area, con rischi potenziali per gli studenti del retrostante plesso scolastico. Infatti lo spiazzo è delimitato su un lato dalla cancellata ormai arrugginita della scuola, che separa quest’area di sosta dagli spazi aperti dell’Istituto Falcone, dove ogni giorno i ragazzi praticano educazione fisica.
Nel denunciare il pessimo stato dell’area il comitato, tramite il suo presidente Giovanni Moncada, fa presente che oltre alla imprescindibile opera di pulizia dovrebbero essere messe in atto delle misure deterrenti per evitare il “riformarsi” della discarica. E propone l’apposizione di blocchi di cemento per chiudere i varchi d’accesso alla piazzola, impedendo così ai i mezzi pesanti (che, secondo l’associazione, sono i principali artefici della situazione) il deposito in loco dei rifiuti più disparati, comprese le lastre d’amianto che col tempo si vanno sbriciolando liberando le polveri tossiche. Per questo il comitato civico chiede ancora una volta di pulire e di identificare chi doveva controllare l’area e non l’ha fatto, al fine di evitare che i giovani frequentatori della scuola, i cittadini di domani, possano trarre pessimi insegnamenti da questa situazione, dal menefreghismo per la salute pubblica all’impunità per l’abbandono di rifiuti pericolosi.
L’azienda che si occupa dell’igiene ambientale, la Rap, da noi contattata risponde con una nota nella quale si specifica che si è in attesa a breve del responso chiesto ad un laboratorio di analisi per accertare che tra i rifiuti presenti ci sia effettivamente eternit. Però il contratto di servizio stipulato tra l’azienda (nata sulle ceneri dell’Amia) e il Comune non contempla tra i servizi obbligatori la bonifica di discariche di sfabbricidi ed amianto che – non trattandosi di rifiuti urbani – rientrano tra i servizi a pagamento. La Rap prosegue ricordando che in passato per discariche similari si è proceduto attraverso una apposita autorizzazione dell’Assessorato comunale all’Ambiente. E’ infatti quest’ultimo che autorizza e impegna la spesa occorrente per la bonifica, coinvolgendo le ditte iscritte all’albo di chi può rimuovere questi rifiuti speciali. Non è stato possibile ottenere dall’ufficio comunale preposto informazioni in merito alle eventuali tempistiche d’intervento.
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