L’area di circolazione tra via Ugo La Malfa e via Giovanni Spadolini sarà dedicata alle 115 della strage di Montagna Longa, in ricordo del volo Alitalia Az 112 che il 5 maggio del 1972 era partito da Roma in direzione Palermo. Quell’aero non arrivo, perché, per cause ancora non del tutto chiare, si schiantò contro la parete rocciosa di Montagna Longa, a pochi chilometri dall’aeroporto di Punta Raisi. Adesso, dopo 50 anni, diversi processi e alcune dinamiche che hanno destato perplessità agli esperti, arriva l’intitolazione che il Comune di Palermo definisce «il più grave incidente dell’aviazione civile italiana».
Nel processo, che si concluse nel 1984, i giudici attribuirono la responsabilità della strage ai piloti. Pochi anni prima, nell’autunno del 1977, fu indicata dal vicequestore di Trapani Giuseppe Peri nel suo rapporto che collocava la sciagura aerea in quadro più complesso di destabilizzazione e terrorismo. Lo scorso novembre, il docente di Aerodinamica e dinamica dei fluidi dell’università di Palermo, professor Rosario Ardito Marretta, nel suo libro Unconventional Aeronautical Investigatory Methods The Case of Alitalia Flight AZ 112, pubblicato da Cambridge Scholars Publishing, attraverso prove di laboratorio e l’utilizzo di modelli matematici che mezzo secolo fa non potevano trovare applicazione per la complessità dei calcoli e oggi resi possibili dall’utilizzo di computer di ultima generazione, evidenzia come una micro carica posta, in un incavo dell’ala, avrebbe potuto creare uno squarcio con perdita di carburante e relativo incendio e riapre, sulla base di certezze scientifiche, la pista dell’attentato come causale della strage.
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