Una lobby gay tra le mura vaticane

Il tema delle lobby gay in Vaticano torna d’attualità dopo la pubblicazione, su un giornale cileno, delle presunte denuncie di Papa Francesco in merito. Secondo quanto si legge sul sito cattolico latinoamericano Reflection and Liberation, infatti, durante l’incontro tra il Pontefice argentino e i rappresentanti della Confederazione latinoamericana e dei Caraibi dei religiosi e delle religiose (Clar), svoltosi in Vaticano il 6 giugno scorso, Bergoglio avrebbe ammesso l’esistenza di una “lobby gay” in Vaticano, altro ostacolo per una vera  riforma della Curia romana.

LinkSicilia si era già occupato del caso con un articolo pubblicato il 22 Febbraio scorso che torna prepotentemente in primo piano. Ve lo riproponiamo: 

 

“Non aspettatevi commenti, smentite o conferme di quanto venga detto su questo tema”, ha dichiarato il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, in merito a indiscrezioni di stampa sul contenuto del rapporto che i Cardinali Julian Herranz, Salvatore De Giorgi e Josef Tomko hanno consegnato un paio di mesi fa al Papa Ratzinger dopo un’indagine riservata sulla fuga di documenti della Santa Sede.

“La commissione ha fatto il suo lavoro, ha confidato il rapporto nelle mani del Santo Padre da cui aveva il mandato”, ha detto padre Lombardi. “Non stiamo a correre dietro tutte le illazioni o le fantasie o le opinioni che vengano espresse su questo tema, e non aspettatevi neanche che i tre Cardinali vi rilascino interviste, perché hanno concordato la linea di non rispondere e non dare informazioni su questo tema”. (a destra, foto tratta da twitter.com)

Quanto all’ipotesi di stampa che Benedetto XVI riceva i tre Cardinali della commissione ‘Vatilekas’, arriva un’altra precisazione: il Papa non riceverà in udienza privata i tre Cardinali nell’ultimo giorno del Pontificato.

Ma andiamo a quanto è stato detto sul tema. Tutto parte dalla tempesta innescata dal “corvo”, (il maggiordomo del Papa, Gabriele) e seguita, diremmo investigata, dal Cardinale Julian Herranz, 83 anni, lo spagnolo dell’Opus Dei, collaborato da altri due Cardinali, Salvatore De Giorgi e Josef Tomko. Tutti sappiamo come questa vicenda sia stata un colpo davvero duro per il Santo Padre.

L’opera dei tre 007 vaticani ha generato un dossier segreto , una “Relationem” dall’appellativo con cui è stata chiamata. Due tomi di circa 300 pagine. Due cartelle rigide rilegate in rosso, senza intestazione. Coperte dal “segreto pontificio” e consegnate a mano al Papa e custodite nell’appartamento di Ratzinger.

Il contenuto di questo dossier lo conosce soltanto Benedetto XVI e, naturalmente, chi le ha scritte. Nelle 300 pagine c sono i risultati di un’inchiesta sul cosiddetto “Vatileaks”, ovvero il ‘caso’ del trafugamento delle carte nelle stanze del Papa. (a sinista, foto tratta da elcomercio.com)

Quindi la descrizione della serie di ricatti, improprie influentiam al Santo Padre. La conseguenza di tutto ciò non è direttamente l’addio del Santo Padre al Soglio pontificio, anche se c’è chi è convinto che tale vicenda potrebbe avere esercitato un certo ruolo, contribuendo significativamente alle dimissioni del Papa.

Ma cosa contiene questo dossier? Su questo tema circolano solo indiscrezioni. Nella Relationem, a quanto si racconta, si descriverebbero i mali della Chiesa di oggi. Si arriverebbe ad ipotizzare anche la presenza di una lobby gay. Tanti, forse troppi problemi per un uomo come Ratzinger di 85 anni suonati, già operato al cuore tre anni fa. La fuga di notizie, le carte rubate dal suo appartamento e così via. Fino a quella scoperta che ha lasciati tutti interdetti: una rete trasversale accomunata dall’orientamento sessuale nella casa di Dio.

Sembra di stare sul set di un film di una spy story. Il dossier conterrebbe una mappa esatta dei peccati capitali e dei ‘demoni’ che si agiterebbero tra le sante mura e nelle sedi della Chiesa nel mondo.

Nelle circa 300 pagine che avrebbero sconvolto il Santo Padre si parlerebbe, in particolare, di due comandamenti che sarebbero stati violati: “Non rubare” e “Non fornicare”. In quelle pagine, una geografia di “improprie influenze”, per dirla secondo il verbo ecclesiastico, che possono descriversi come il protoplasma della non osservanza del sesto e del settimo comandamento. Ovvero: “Non commettere atti impuri” e “Non rubare”.

La credibilità della Chiesa è posta in discussione e prossima alla distruzione. Alcuni alti prelati subirebbero “l’influenza esterna”, per dirla in spiccio italiano il ricatto, di laici a cui sono legati da vincoli di “natura mondana”.

Sono quasi le stesse parole che aveva utilizzato monsignor Attilio Nicora, allora ai vertici dello Ior, e poi rimosso con le ultime nomine di Ratzinger dei giorni scorsi, nella lettera rubata dalle segrete stanze al principio del 2012: quella lettera poi pubblicata e colma di omissis a coprire nomi. Molti di quei nomi e di quelle circostanze riaffiorerebbero ora nella Relazionem. Dove si parlerebbe, anche, di fatti già assurti alla cronaca come quello di monsignor Tommaso Scenico, sospeso dopo un’intervista andata in onda su La 7 in cui raccontava di incontri sessuali avvenuti in Vaticano (e questa è storia mediatica).

Poi, infine ma non da ultimo, ci sarebbe la storia dei gay, ovvero la parte più scottante del dossier che riguarderebbe la presunta potente lobby omosessuale in grado di condizionare carriere e decisioni: decine e decine di verbali riletti e sottoscritti dagli intervistati.

Le stesse domande per tutti, poi interviste libere. Un quadro da cui è emersa una rete di lobby che i tre Cardinali hanno diviso per provenienza di congregazione religiosa e per origine geografica. I salesiani, i gesuiti, i liguri, i lombardi. Da fare tremare i polsi. Una rete trasversale accomunata dall’orientamento sessuale, anzi dall’omosessualità che, accoppiata con la pedofilia, rende spaventosa la lettura della Relationem a cui si aggiungerebbe la frase più odiosa “Impropriam influentiam”.

Quel che è della Relationem giace negli appartamenti vaticani. Nessuno degli ecclesiastici potrà più ignorare il contenuto di quelle carte che Benedetto XVI dovrà consegnare nelle mani del prossimo Papa. Che Dio e lo Spirito Santo lo aiutino.

Intanto padre Lombardi, portavoce vaticano, ci ha fatto sapere, chiaro e tondo, che lo Stato Vaticano non intende farci sapere nulla. Top Secret.

 

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Giovanna Livreri

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