Un convegno a Galati Mamertino ha acceso i riflettori su Riccardo Lombardi. L’occasione per ricordare un grande socialista

Un convegno celebrato ieri a Galati Mamertino, in provincia di Messina, ha ricordato la figura di Riccardo Lombardi, indimenticabile esponente del Partito socialista italiano. Non sappiamo cosa è stato detto durante i lavori di questo convegno, perché non abbiamo avuto la fortuna di prendervi parte.

Ne parliamo perché in redazione ci è arrivato un comunicato stampa che sintetizza i lavori dell’incontro. Il comunicato lo potete leggere in calce a questo articolò. Noi, invece, approfittiamo dell’occasione per tratteggiare, per grandi linee, la figura di un grande dirigente socialista del nostro Paese.

Forse, per statura politica – ma non per intuito politico – il solo Pietro Nenni può stare accanto a Lombardi (nella foto a sinistra). Gli altri, tutti gli altri, compresi Sandro Pertini, Bettino Craxi e Francesco Di Martino, sono una spanna sotto di Lombardi.

Prima che un politico di razza, Riccardo Lombardo era una persona seria. Un uomo politico che non scendeva a compromessi. Lo sapeva bene Craxi, che pure, nel 1976, nel celebre congresso del Midas, era diventato segretario del Partito grazie a Lombardi.

Ma Riccardo Lombardi era un socialista animato da forti ragioni ideali. Non poteva andare d’accordo con Craxi e con i suoi metodi. E infatti nel 1984, proprio quando Craxi è ormai saldo leader del Psi e sta per vincere il referendum sulla scala mobile, per poi diventare capo del Governo italiano, Lombardi, intervenendo a un Comitato centrale del Psi non si limita a criticare aspramente Craxi e i sui metodi, ma lancia un vaticinio che si sarebbe rivelato tremendamente esatto: la fine del Psi. Cosa che si verificherà puntualmente meno di dieci anni dopo.

Questo intervento è forse l’ultimo di Lombardi, che morirà di lì a poco. Ma questo leader politico, nella lunga avventura del Partito socialista italiano, non è solo l’anti-Craxi. Tutta la sua vita politica è interessante e originale.

Siciliano di Ragalbuto, in provincia di Enna, classe 1901, figlio di un ufficiale dei Carabinieri, Riccardo Lombardi cresce orfano di padre, deceduto in Sicilia per causa di servizio.

Studia in uno dei collegi più famosi della Sicilia, il “Pennisi” di Acireale. Laureandosi, poi, in Ingegneria a Milano.

La sua attività politica inizia nel Partito popolare italiano di don Luigi Sturzo. Per poi avvicinarsi al mondo marxista. Antifascista della prima ora, subirà, nel 1930, l’arresto e la tortura. Ed è proprio in seguito alle torture subite dai fascisti che si porterà dietro per tutta la vita un problema a un polmone.

Nel 1942 è tra i fondatori del Partito d’azione. Nel 1943 partecipa attivamente alla Resistenza. Dopo la Liberazione viene nominato Prefetto di Milano.

Nelle cronache ufficiali si parla sempre poco del rapporto tra Lombardi e la Sicilia. In realtà, questo straordinario dirigente socialista conosceva bene i problemi della terra che gli aveva dato i natali. Meglio di quanto in tanti immaginavano.

Lombardi è stato anche un convinto meridionalista. Pensava – e non sbagliava – che l’eliminazione del latifondo, da solo, non avrebbe rilanciato l’agricoltura e, in generale, l’economia del Mezzogiorno.

Anche Lombardi guardava all’industrializzazione del Meridione. Ma al netto delle ‘certezze’, che poi si riveleranno fallaci, di tanti meridionalisti, o presunti tali, che pensavano di risolvere tutto con la politica dei cosiddetti “Poli di sviluppo”, ovvero quella politica economica, portata avanti dalla Cassa per il Mezzogiorno dalla fine degli anni ’50 del secolo passato in poi, che consisteva nel realizzare grandi poli industriali nel Sud, completamente sganciati dalla cultura e dalle tradizioni locali.

Anche su questo fronte, i fallimenti pressoché integrali dell’Alfa Sud in Campania, dell’Italsider a Taranto (oggi Ilva) e della chimica ‘pesante’ di Gela, dimostrano che Lombardi, già nei primi anni ’80, della inutile e dannosa ‘industrializzazione forzata’ del Sud, aveva praticamente capito tutto.

Tornando al rapporto di Lombardi con la Sicilia, a lui si deve la costituzione, nell’Isola, dell’Ese, Ente siciliano di elettricità, del quale sarà, per un breve periodo, presidente.

Sotto la sua presidenza si realizzano nuove centrali elettriche (Pelino, Troina e Carboy) e gli impianti di Termini Imerese e Augusta.

Lombardi era fondamentalmente un uomo libero. E, di conseguenza, non poteva andare d’accordo con un Pci che, negli anni successivi al secondo dopoguerra, è schierato con l’Unione Sovietica. Alcuni degli aspetti più belli di Riccardo Lombardi sono le sue apparenti contraddizioni. Contrario, nel 1948, alle liste comuni con il Pci e allo stretto rapporto con l’Unione sovietica, sarà, negli anni successivi, uno strenuo assertore dell’alternativa di sinistra a quello che allora si chiamava “il sistema di potere della Dc”, ovvero l’alleanza Psi-Pci.

Lombardi, a differenza di tanti altri socialisti del suo tempo, vedeva oltre. Uomo di affascinante intelligenza politica, ben prima di Enrico Berlinguer, aveva capito che il Pci sarebbe venuto a Canossa: in una parola, sarebbe diventato molto simile al Psi. Ma era troppo avanti rispetto ai tempi.

Avanti, ma sempre socialista. Sempre di sinistra. Mai disposto ad ‘aprire’ agli americani come gli accomodanti socialdemocratici. 

Era avanti nel 1948: non soltanto per l’alleanza elettorale con il Pci che, come ricordato, non condivideva: era avanti anche quando Nenni e Morandi gli tolsero il controllo del Partito, con l’appoggio della solita Unione Sovietica.

I suoi compagni di Partito – Nenni in testa (nella foto a sinistra) – dovevano aspettare il 1956, anno dell’invasione dei carri armati sovietici in Ungheria, per capire che “il compagno Lombardi aveva ragione”.

Riccardo Lombardi è uno dei protagonisti, nel 1960, della svolta di centrosinistra, ovvero la partecipazione del Psi al Governo del Paese con la Dc. Sua la battaglia politica per la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Ma è anche un “compagno socialista scomodo”. Perché Lombardi le riforme le vuole per davvero. A differenza dei democristiani che, invece, tergiversano (e di certi suoi compagni di Partito che, invece di attuare le riforme, si facevano i cavoli loro…).

E’ per questo che, nel 1964, Lombardi e i protagonisti della sua corrente decidono di restare fuori dal Governo di Aldo Moro, considerato insufficiente. Nenni, nei “Taccuini”, si giustifica dicendo che oltre un certo limite il riformismo socialista non si poteva spingere. Perché oltre ci sarebbero state le bombe contro le riforme.

Come sempre, aveva ragione Riccardo Lombardi e torto Nenni. Le bombe ci saranno lo stesso. A cominciare la strage di Piazza Fontana, a Milano, che inaugurerà la lunga stagione della “strategia della tensione”. Ci saranno le stragi e ci sarà un Psi al Governo dell’Italia con poche riforme (oltre lo Statuto dei lavoratori, con rispetto parlando, ci sarà poco).

Con il senno del poi non si ragiona. Però c’è da chiedersi: che avrebbe fatto la Dc dalla metà degli anni ’60 in poi senza il sostegno del Psi? E un’alleanza Psi-Pci, come ipotizzava Lombardi, non avrebbe accelerato l’evoluzione socialdemocratica di questo Partito?

Di Riccardo Lombardi va anche ricordato l’appoggio alla legge sul divorzio (Baslini-Fortuna) e l’appoggio alla legge sull’aborto.

Quanto al rapporto con il suo Partito, abbiamo già detto: sempre conflittuale. Persona troppo seria per andare d’accordo con Craxi e la sua ‘band’.

Di quegli anni serbiamo un ricordo personale. Congresso nazionale socialista di Palermo, 1980. Un grande garofano, che la sera s’illumina, campeggia sul Castello Utveggio.

Si attende l’intervento di Riccardo Lombardi. Viene programmato alle 16,00. Non è l’orario che compete ai grandi. E infatti la sala, quando Lombardi prende la parola, è praticamente deserta. Una vergogna. Una delle tante manifestazioni di arroganza di Craxi e dei suoi metodi un po’ ‘stalinisti’: proprio quei metodi che Craxi Bettino diceva di voler combattere…

Oggi non ci sono più né Lombardi, né Craxi. Ma la regola, come per Nenni, è la stessa: aveva ragione Lombardi e torto Craxi. La storia, ancora una volta, ha dato ragione a questo grande dirigente socialista siciliano di Ragalbuto.

 

Di seguito il comunicato

Si è svolto sabato presso la Sala consiliare “Salvatore Carnevale” di Galati Mamertino, in provincia di Messina il convegno regionale organizzato dal Partito Socialista dei Siciliani su Riccardo Lombardi, leader storico della sinistra socialista, già segretario del Partito d’Azione e ministro per il Psi. Sono intervenuti Fabio Cannizzaro, il segretario del Circolo Socialista “Monti Nebrodi” Alfonso Fratacci ed Antonio Matasso, docente universitario e presidente della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”. Durante i lavori sono stati presentati due saggi del giornalista Carlo Patrignani, dal titolo “Lombardi e il fenicottero” e “Diversamente ricchi”, dedicati al compianto esponente socialista, nato a Regalbuto, in provincia di Enna, il 16 agosto 1901. In apertura è stato proiettato anche un videomessaggio di Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, già vice segretario del Psi e ministro. Nel dibattito è intervenuto anche il regista cinematografico Vittorio Sindoni, il quale ha ricordato, su invito di Antonio Matasso e con accenni accorati, la sua frequentazione con Riccardo Lombardi, da lui conosciuto poco tempo dopo il suo trasferimento a Roma. Alla fine del convegno, lo stesso Matasso, dopo una dettagliata ricostruzione della prassi e del pensiero lombardiani, ha dato appuntamento a settembre per la consegna del premio intitolato al sindacalista socialista galatese Salvatore Carnevale, promosso dalla Fondazione intitolata a Carmelo Battaglia.

 

 

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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