Un ascaro alla presidenza dell’Ars?”L’Alta Corte è un ramo secco dello Statuto siciliano”

Per il nuovo presidente dell’Ars,Giovanni Ardizzone,l’Alta Corte per la Sicilia è un ramo secco dello Statuto siciliano. E, per questo, va tagliato.

Non poteva scegliere argomento più impegnativo il nuovo numero uno di Sala d’Ercole per il suo discorso di insediamento. Attraverso il quale,  subito mette in chiaro la sua posizione rispetto ai temi dell’Autonomia siciliana: non bisogna lottare per la sua applicazione, ma darsi da fare per modificarla.

“Il primo messaggio ai siciliani l’ho lanciato già in aula, bisogna cambiare non c’è più regionalismo di retroguardia. Bisogna lavorare nell’interesse dei siciliani sapendo che abbiamo una grande esperienza. La Sicilia può dare molto, basta con rivendicazioni assurde, quest’aula può e deve lavorare indipendentemente da tutto” ha declamato Ardizzone. Che ha esortato a rivedere lo Statuto, eliminando quelli che per lui sono i rami secchi. Come l’Alta Corte, per l’appunto.

La cosa non sorprende. Ardizzone è un esponente dell’Udc, partito nazionale che in più  occasioni ha sferrato attacchi allo Statuto speciale. Soprattutto da quando appoggia il governo della macelleria sociale di Monti che in linea con il sistema finanziario europeo che ci governa, ha dichiarato guerra alle autonomie locali.

Così ecco ripartire l’attacco. Che prende le mosse da uno delle questioni più delicate: l’Alta Corte, istituzione che per il Presidente della Regione, Giuseppe Alessi, “è stata sepolta viva. Alessi si batteva per il suo ripristino. E, inveceper l’amico di Casini e di Monti, va cancellata definitivamente.

Come si ricorderà, l’obiettivo della sua istituzione, disciplinata dall’ articolo 24 dello Statuto siciliano, era quello di creare un organo di costituzionalità per tutte le norme da applicare in Sicilia, qualunque fosse la fonte. Dei suoi 10 anni di attività, dal 1947 al 1957, si ricorda una celebre sentenza, quella del luglio 1949, con la quale si impedì che il Parlamento italiano modificasse con legge ordinaria lo Statuto siciliano.

Poi la botta, nel 1957 (come spiega bene il professor Massimo Costa in questo articolo) quando lo Stato italiano decide l’assorbimento delle sue funzioni da parte della Corte costituzionale. “L’autonomia è stata scippata ai siciliani con un vero e proprio colpo di stato- ha sottolineato il prof Costa -lasciandola nelle mani di un organo giurisdizionale (Corte costituzionale, ndr) che non è terzo e che dimostra quasi ad ogni sentenza la propria parzialità e il proprio centralismo, smantellando pezzo a pezzo l’autonomia siciliana a colpi di interpretazioni abrogative”.

Un discorso, quello di Ardizzone, in linea con quanto sostiene il suo partito, ma in contrasto con le dichiarazioni del Presidente della Regione, Rosario Crocetta, che si è detto pronto a combattere in difesa dello Statuto.

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Antonella Sferrazza

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