In principio è stata la stretta sui rifiuti, col governatore Musumeci pronto a commissariare sindaci, giunte e consigli comunali se entro il 31 luglio non saranno siglati i contratti con le ditte in grado di trasportare l’indifferenziata in eccesso fuori dalla Sicilia. Poi è stata la volta dell’ordinanza della discordia, vergata questa volta dal sindaco di Catania, Salvo Pogliese, che chiude alla possibilità di dormire in strada a Catania. E ancora, l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, pronto a punire i dirigenti delle Asp col commissariamento se le pratiche per l’erogazione degli assegni di cura ai disabili gravissimi non saranno espletate entro cinque giorni (i fondi alle Asp per pagare il primo quadrimestre del 2018 sono stati erogati soltanto il 21 giugno e le pratiche per ogni singola azienda sono spesso migliaia).
E ancora, il nuovo primo cittadino della città sullo Stretto, Cateno De Luca che firma un atto amministrativo per vietare agli anziani di giocare a carte in piazza, perché sporcano (ma dopo il bastone usa anche la carota, andando a fare una briscola con loro). Ma pure il sindaco di Taormina, anche in questo caso eletto all’ultima tornata delle Amministrative, pronto a scagliarsi contro «menestrelli e questuanti» in virtù del «decoro pubblico».
Segnali. In alcuni casi ben lontani dalle ruspe, manette e ultimatum del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ma comunque nell’accogliente e tradizionalmente tollerante Sicilia, segnano il nuovo corso della Terza Repubblica. Da Roma a Palermo, insomma, il passo è breve, e la nuova aria tendenzialmente meno tollerante rispetto al passato, dai social sembra essersi spostata ai Palazzi del Potere nell’Isola.
Nel caso di De Luca, la decisione è maturata per via dell’incuria trovata in una piazza di Messina, in cui spesso gli abitanti del quartiere si riunivano a giocare. «Quando tutti impareranno a essere civili ed evitare di pisciare tra le panchine e nelle aiuole, ne riparliamo». Ha tagliato corto sulla sua pagina social De Luca. Potere della politica 3.0. Bacchettate a mezzo Facebook o Twitter e divieti. E così la folla di turisti che ogni anno torna a Taormina, la troverà più silenziosa del solito. Due artisti di esibiscono mezzi nudi sui gradini di una chiesa? Via tutte le autorizzazioni. Quasi a punirne cento per educarne uno. È il decoro, quello della piazza di Messina, del centro storico di Taormina, delle vie di Catania, delle strade inondate dai rifiuti in Sicilia, a dettare il nuovo corso della politica dei divieti e dei commissariamenti.
Poco importa se la Tari rincarata la pagheranno i cittadini già abbondantemente tassati per servizi spesso inefficienti. Poco importa che, se tutti i siciliani da domani differenziassero, non ci sarebbero gli impianti pronti per conferire la plastica, la carta, il vetro o il metallo. Intanto via ai commissariamenti. Punirne cento. E chissà se ne educheranno almeno uno.
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