Effettuare un esame tossicologico per capire se Elena Del Pozzo sia stata sedata prima di essere uccisa. Questa la richiesta della procura di Catania nell’ambito dell’indagine sull’uccisione della bambina di 4 anni. Unico nome sul registro degli indagati, nonostante l’indagine resti ancora aperta, è quello della mamma Martina Patti, 23 anni. La donna lunedì 13 giugno aveva inscenato un rapimento, operato da alcuni uomini incappucciati, armati e con dei guanti, salvo poi confessare a meno di 24 ore il delitto ai carabinieri della tenenza di Mascalucia. La mattina del 14 giugno la 23enne aveva indicato ai militari il punto in cui aveva abbandonato il corpo. Conservato in cinque sacchi di plastica neri in un terreno incolto distante circa 600 metri dall’abitazione in cui mamma e figlia vivevano. Oggi pomeriggio è cominciata l’autopsia sul corpo della vittima all’interno dell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Questa mattina, invece, si è tenuto l’interrogatorio di garanzia all’interno della casa circondariale di piazza Lanza. Patti, che è difesa dall’avvocato Gabriele Celesti, è accusata di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. In questa vicenda sono però ancora diversi i punti da chiarire. L’arma del delitto, probabilmente un coltello, non è stata trovata. Il movente non è certo, nonostante la procura ipotizzi quello della gelosia nei confronti della fidanzata dell’ex compagno. Non è stata esclusa nemmeno la possibilità che la 23enne abbia beneficato dell’aiuto di un complice e non è chiaro nemmeno se ha ucciso la figlia a casa o nel terreno incolto doveva l’aveva condotta forse con la scusa di un gioco. Dopo averla uccisa la mamma ha cercato di seppellirla utilizzando una pala e una zappa da giardino. Nella macchina, una Fiat 500 grigia, non sono state trovate tracce di sangue. Unico dettaglio la maniglia interna di una portiera rotta.
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