La procura di Catania ha chiesto alla corte d’Assise la condanna a 17 anni di Guido Gianni, accusato di duplice omicidio e tentativo di omicidio. È il 18 febbraio del 2008 quando il 58enne orafo di Nicolosi uccide due rapinatori e ne ferisce un terzo. I tre erano entrati, incappucciati e con la pistola in mano, nella sua gioielleria Pierre Bonet di via Etnea. In quel momento, l’uomo si trova in un laboratorio attiguo all’attività commerciale. È la moglie ad aprire la porta ed essere bloccata e minacciata con un’arma, poi risultata a salve e senza il tappo rosso. Il processo è iniziato nel luglio del 2017.
Il pubblico ministero ha riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche. Nel procedimento sono parti civili il rapinatore rimasto ferito Fabio Pappalardo – difeso dall’avvocato Orazio Consolo – e i familiari delle due persone uccise, Davide Laudani e Sebastiano Catania. Alle richieste del pm si sono allineati anche i tre avvocati delle parti civili. Dalla ricostruzione fatta dai periti medico legale e balistici, Gianni dopo una colluttazione con i rapinatori li avrebbe feriti. I colpi mortali sarebbero stati esplosi mentre fuggivano.
I legali del gioielliere, gli avvocati Orazio Gulisano e Michele Liuzzo, sostengono la tesi della legittima difesa e della momentanea impossibilità di intendere e volere del gioielliere, sconvolto dall’aggressione alla moglie. La prossima udienza del processo è stata fissata per il 25 novembre, quando si terranno le arringhe della difesa. Poi la Corte si ritirerà in camera di consiglio.
Un tentativo di rapina che in pochi minuti si trasforma in tragedia. L’orafo resta chiuso nel laboratorio in cui stava lavorando, con la porta che non può essere aperta dall’interno. Impugna una Beretta calibro 9, registrata a nome della moglie, e apre il fuoco. Spara due colpi in aria, i rapinatori aprono il passaggio blindato per cercare di entrare nella sala. La colluttazione continua e Gianni spara altri colpi. Uno degli uomini continua a bloccare la signora puntando la pistola giocattolo verso l’orafo.
Il commerciante spara ancora. Laudani prova a fuggire ma viene colpito al volto, al braccio e alla schiena «quando si trovava di spalle in corrispondenza dell’uscio d’ingresso della gioielleria», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. È lì che muore. Catania viene colpito da un proiettile al torace e da due nella parte bassa della schiena. All’ospedale Cannizzaro di Catania arriva già morto. L’unico che riesce a fuggire è Pappalardo, nonostante l’orafo «abbia compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionarne la morte».
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