Non è passato inosservato il tweet del senatore palermitano Francesco Campanella, eletto con il Movimento 5 stelle e passato, dopo l’espulsione dai pentastellati, in Sinistra Italiana: Anche per l’Aids #bastaunsì, aveva scritto il parlamentare sul suo profilo social, attirando su le critiche di molti, tanto da decidere – non senza qualche remora – di cancellare il post. Adesso Campanella racconta la sua versione, spiegando di avere chiesto scusa: «Cercavo una metafora e ho individuato questa perché, secondo me, con questo referendum costituzionale, in un colpo solo, con un solo sì, la vita degli italiani può cambiare in peggio. Non avevo tenuto conto del fatto che, al di là dei concetti astratti, ci sono persone concrete che si potevano essere offese, rimaste ferite da questa banalizzazione».
Il sentore palermitano ha deciso di raccontare come sono andate le cose per non lasciare spazio a chi abbia interpretato la rimozione del post su twitter come una ritirata con disonore: «A un certo punto una signora ha commentato scrivendo che mi avrebbe querelato – ripercorre Campanella – perché non avrei dovuto sfruttare la sofferenza delle persone per la campagna elettorale, avvertendomi che lei era una persona che aveva scritto un libro autobiografico sull’aids. A questo punto mi rendo conto a pieno degli aspetti critici del post. Cercavo una metafora che indicasse un malessere molto grave e con conseguenze definitive, perché vedo in questa riforma un peggioramento forte per la nostra Repubblica. Questa commento mi ha illuminato, mi sono trovato davanti a una persona con una malattia che non parla in astratto, ma si trova in uno stato di malessere concreto, con una visione completamente diversa. Quindi ho risposto immediatamente al commento di questa signora, le ho chiesto scusa, rivolgendomi a lei e a tutte le persone che posso avere ferito. Francamente non avevo pensato a questo tipo di sfumatura ed è stata effettivamente una castroneria».
Tutto finito? Nemmeno per sogno. «Dopo un po’ di tempo la signora mi scrive che non basta che io mi scusi, ma mi dice che devo cancellare il post. Conosco certi meccanismi, so che eliminare il tweet dà il destro all’interlocutore per dire che lo volevi nascondere. E io non volevo questo, volevo effettivamente chiedere scusa, ma non dare l’idea di uno che lancia il sasso e nasconde la mano. Per questo non lo volevo cancellare. Lei insisteva, anche se a un certo punto ho avuto l’impressione che lo facesse in un modo non immediatamente collegabile al suo problema».
A questo punto, però, succede qualcosa che Campanella non aveva previsto: «Mi rendo conto che qualche contatto stava ritwittando il post e dava una chiave di lettura positiva, in qualche modo condividendo il mio iniziale intento: mi sono sentito tra due fuochi. Preparo, quindi, un post, che pubblico su facebook, perché twitter non dà la possibilità di superare 140 caratteri, in cui dico di essermi reso conto di avere fatto una cosa da non fare, di avere ferito persone e che quindi avevo deciso per la cancellazione, tornando a chiedere scusa».
Campanella, ribadendo di avere commesso un errore, non rinuncia a lanciare una stoccata: «Lungi da me banalizzare la malattia, mi ritengo una persona che ha una sensibilità media e che capisce che una cosa del genere non si fa. Non avevo dato il necessario peso all’aspetto importantissimo della sofferenza concreta di tante persone. Se avessi parlato di peste bubbonica non averi sollevato questo vespaio e avrei comunque dato l’idea di una cosa gravissima. Molti ci hanno comprensibilmente marciato sopra. Si tratta di una cosa che si poteva strumentalizzare e l’hanno strumentalizzata. Immagino che questa storia non si chiuderà in breve tempo».
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