IN QUESTO DISEGNO DI LEGGE C’E’ DI TUTTO E DI PIU’. SI SNOBBA LA CORTE DEI CONTI. SI VA ALLO SCONTRO CON IL COMMISSARIO DELLO STATO. SI UMILIANO LE COMMISSIONI LEGISLATIVE DELL’ARS. SI FAVORISCONO I SOLITI AMICI’ DEL ‘CERCHIO MAGICO’ DEL GOVERNATORE. SAPETE COSA PENSIAMO? CHE DOMANI CI SARA’ IL GIOCO DI FUOCO…
Domani, a Sala d’Ercole, inizia il dibattito sulla terza manovra finanziaria presentata quest’anno dal Governo di Rosario Crocetta. Finora abbiamo parlato di questa manovra in generale, esaminando solo alcuni aspetti. Oggi proveremo a dare una lettura d’insieme.
Tanto per cominciare, possiamo affermare che questa non è una manovra finanziaria, ma una legge omnibus confusionaria e raffazzonata. Che presenta alcuni evidenti errori di ‘sintassi parlamentare’, che la dicono lunga su chi l’ha scritta.
Il primo errore sta nel chiamare questo disegno di legge “assestamento di Bilancio”. L’assestamento si fa dopo il giudizio di parifica del Bilancio da parte della Corte dei Conti. Parlare di “assestamento di Bilancio” significa snobbare il lavoro della magistratura contabile, anticipando un giudizio e dandolo per scontato. Uno scivolone che si configura come uno sgarbo istituzionale verso i giudici contabili. Un buon motivo per stralciare questa parte della manovra.
Il secondo elemento che salta subito agli occhi – e che abbiamo segnalato stamattina – è l’assenza del documento che dovrebbe illustrare l’accordo finanziario tra il Governo nazionale e il Governo regionale. Questo è uno sgarbo istituzionale verso il Parlamento dell’Isola. E’ chiaro che l’assessore all’Economia, Maurizio Agnello, sta partendo con il piede sbagliato.
Noi siamo certi che domani, in Aula, l’assessore Agnello illustrerà ai parlamentari i punti salienti dell’accorpo tra Sicilia e Roma. Fugando i dubbi che circolano da giorni: e cioè l’ipotesi che il Governo Crocetta, pur di riceve i 518 o 540 milioni di euro non abbia rinunciato al contenzioso fiscale tra Regione e Stato.
Un terzo elemento, che abbiamo già accennato, è l’inserimento, nel disegno di legge, di argomenti che poco o nulla hanno a che spartire con la manovra finanziaria. Si tratta di questioni che, prima di arrivare in Commissione Bilancio e Finanze e poi in Aula, debbono passare dalle Commissioni legislative di merito.
Con questa mossa assai maldestra, di fatto, il Governo sta provando ad esautorare il ruolo delle Commissioni legislative di merito. Si tratta di un modo errato di legiferare già ‘sperimentato’, con effetti nefasti, nella passata legislatura.
Non a caso, l’attuale presidente dell’Ars, onorevole Giovanni Ardizzone, nel suo discorso d’insediamento, si è impegnato a rispettare il ruolo istituzionale delle Commissioni legislative di merito, il cui prezioso lavoro di approfondimento non può essere sminuito.
Ciò posto, se il presidente Ardizzone vorrà comportarsi con coerenza rispetto agli impegni che ha assunto nel discorso d’insediamento non potrà che stralciare tutti gli articoli di questo disegno di legge che puntano ad aggirare il ruolo delle Commissioni legislative.
Fin qui siamo nell’impostazione generale. Proviamo adesso ad esaminare alcuni dei passaggi più importanti di questo disegno di legge.
Sui residui attivi, ovvero la gran massa di crediti di dubbia, se non impossibile, esigibilità il discorso è complesso. Il disegno di legge li quantifica in 3,2 miliardi di euro. E’ una stima ottimistica, perché potrebbero essere di più.
Detto questo, come già accennato all’inizio, non ci sembra molto elegante parlare di assestamento di Bilancio prima del giudizio di ‘Parifica’ della Corte dei Conti previsto per i primi di luglio. Delle due l’una: o si rinvia l’assestamento di Bilancio di qualche settimana, o lo stralcio sembra quasi matematico.
Sugli accantonamenti tributari – cioè sugli scippi operati da Roma sul nostro Bilancio per sistemare i conti nazionali – apprendiamo che quest’anno, Roma, ci ha scippato un miliardo e 142 milioni di euro (60 milioni circa di euro in più di quanto avevamo calcolato noi).
Su questo punto il discorso non è chiaro. Si sa che, in forza di una sentenza della Corte Costituzionale, la metà dei soldi che lo Stato ha scippato alla Regione – circa 540 milioni di euro – dovrebbero rientrare nelle ‘casse’ della Regione per la manovra. Ma non sappiamo – come già accennato – se sotto ci sono cose che il Governo Crocetta non ha ancora raccontato.
L’articolo 6 del disegno di legge parla si soppressione di “Comitati, Commissioni, Consigli, Collegi operanti all’interno dell’Amministrazione regionale la cui istituzione è prevista da leggi, regolamenti, decreti…”. Il fine è giusto. Ma la formulazione di questo articolo di legge è generico. Nell’articolo si parla anche di “organi che non vengono soppressi”.
Alla fine, la formulazione di questo articolo di legge somiglia un po’ a certi “discorsi da bar”: una norma gettata lì, magari per eliminare alcuni organismi e mantenerne altri…
Dell’articolo 7 abbiamo già parlato stamattina e nei giorni scorsi. Il titolo è: “Riduzione dei costi dell’Assemblea regionale siciliana”. E’ la classica pisciazzata fora ‘u rinali (minzione fuori dal vaso): il Governo regionale non ha alcun titolo per proporre la riduzione delle indennità dei dipendenti del Parlamento siciliano, che è prerogativa del Consiglio di presidenza dell’Ars.
Come abbiamo più volte scritto, è già in corso una trattativa tra Consiglio di presidenza dell’Ars e sindacato dei consiglieri parlamentari. Questi ultimi hanno già accettato la riduzione delle indennità, che deve essere certificata da un accordo che verrà siglato nei prossimi giorni. L’ingerenza del Governo è fuori luogo.
E’ solo una trovata demagogica e populista di un governatore a caccia di ribalta mediatica. Qualcuno dovrebbe spiegare al presidente della Regione che il suo ruolo è quello di governare la Sicilia e non sostituirsi al altri soggetti che, peraltro, proprio in riferimento all’Ars, sono già attivi: si pensi alle inchieste della Corte dei Conti e della magistratura ordinaria sui conti del Parlamento siciliano.
Insomma, quest’articolo 7 va stralciato. E pazienza se i giornali, nei prossimi giorni meneranno il can per l’aia con la “casta che difende i propri privilegi’ e ‘menate’ varie.
Da chiarire il titolo II Finanziamento interventi di spesa”. In questo passaggio si stanziano 12 milioni e 800 mila euro per i ricoveri dei minori. La nostra sensazione – che è poi la stessa del vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta – è che con questi quasi 13 milioni di euro si punti a pagare i centri che ricoverano i minori non accompagnati sbarcati in Sicilia con i barconi.
Nulla contro l’assistenza a questi minori. Il problema è che questo costo deve essere sostenuto dallo Stato e dall’Unione europea e non dalla Regione siciliana! Ci manca solo che la Regione e i Comuni siciliani – in condizioni finanziarie difficilissime – si mettono pure a pagare costi che sono a carico del Governo nazionale e dell’Unione europea.
Su questo delicato tema sociale sarebbe bene che il Governo avvii un’interlocuzione con Roma e con Bruxelles. Al limite, per questa finalità l’Unione europea potrebbe dirottare una quota di fondi europei, magari con quota di cofinanziamento a carico dello Stato, ma non della Regione. L’univa cosa da evitare è far pagare alla Regione siciliana un costo che compete ad altri.
L’articolo 13 affronta il tema dei forestali e dell’attività antincendio. Anche in questo caso, la confusione è massima. La verità è che, secondo quanto stabilito dall’Unione europea, l’attività antincendio sarebbe dovuta partire il 15 giugno. Siamo a fine giugno e ancora discutiamo di una legge che deve essere approvata. Con il reperimento del personale che ha dato adito a polemiche e a denunce penali. Insomma, un gran casino.
Non mancano le norme sui Consorzi di bonifica, sull’Esa, sull’Eas, tutti enti che sono in subbuglio per mancanza di soldi.
Con l’articolo 19 si comincia a parlare di argomenti che nulla hanno a che vedere con la manovra finanziaria. In questo caso si parla di “Organismo di valutazione”. Questione che deve essere prima valutata dalla Commissione legislativa di merito: motivo per il quale tale norma dovrebbe essere stralciata.
L’articolo 20 affronta il tema delle quote associative, ovvero la partecipazione della Regione ad enti associativi. Che c’entra con la manovra finanziaria?
L’articolo 24 prevede gli esami per le iscrizioni agli albi delle professioni turistiche. Che cosa c’entra con la manovra finanziaria?
L’articolo 25 si occupa di povertà. Si tratta di aiuti alle famiglie con reddito inferiore a 5 mila euro. In questo caso il nesso c’è: il Reddito minimo d’inserimento.
Fuori luogo, invece, l’articolo 27 sulla tutela delle minoranza linguistiche.
L’articolo 28 è molto discutibile. A parte il comma 1, che rifinanzia
Il Commissario dello Stato per la Regione siciliana, Prefetto Carmelo Aronical’allegato 1 della Finanziaria regionale di quest’anno, tutti gli altri commi, dal 2 al 42, ripropongono per intero norme impugnate dall’Ufficio del Commissario dello Stato!
Ci chiediamo e chiediamo: che senso ha riproporre una sequela di norme impugnate? Se il Governo pensa di essere nel giusto si deve rivolgere alla Corte Costituzionale, contestando l’impugnativa e quindi l’incostituzionalità ravvisata dall’Ufficio del Commissario dello Stato.
Riproporre norme impugnate, invece, rischia di configurarsi come una manifestazione di arroganza verso l’Ufficio del Commissario dello Stato. Crocetta e i suoi consulenti pensano che il Commissario dello Stato si rimangerà quanto ha stabilito appena qualche mese fa? A noi sembra una follia. La presidenza dell’Ars farebbe bene a stralciare la parte che va dal comma 2 al comma 42, per evitare inutili polemiche.
Anche l’articolo 29, se non ricordiamo male, è un po’ azzardato. E’ l’istituzione del fondo di rotazione dell’Irfis. Sbagliamo, o su questo c’è già stato intervento del Commissario dello Stato?
All’articolo 30 si fanno molte chiacchiere sull’agricoltura. Non ve le illustriamo nemmeno perché si tratta di discorsi persi.
L’articolo 31 punta a togliere all’Ircac somme appostate nel bilancio dell’Istituto regionale per il credito alle cooperative, ma mai utilizzate. Dovrebbero essere circa 14 milioni di euro. Scelta che ha provocato la reazione dei vertici delle centrali cooperative, che in realtà contestano una gestione di questo ente piuttosto discutibile.
L’argomento merita un approfondimento a parte che in questa sede non possiamo illustrare. Quello che possiamo dire è che le centrali cooperative della Sicilia, in quest’occasione, hanno ragione.
Ci sono – in questo come in altri argomenti che riguardano l’Ircac – responsabilità degli ultimi tre Governi regionali. Non sembra molto serio, adesso, presentare un conto a chi è già stato danneggiato (cioè alle stesse centrali cooperative).
L’articolo 32 punta ad aumentare di 25 milioni il capitale di Irfis Fin Sicilia spa. Iniziativa giusta. In realtà, il Governo dovrebbe aprire un contenzioso con lo Stato, contestando il controllo da parte della Banca d’Italia su Irfis: controllo che non ha più senso, dal momento che la Banca d’Italia è ormai privata.
Già la Banca d’Italia, quando era pubblica, ha danneggiato in modo irreversibile il mondo del credito siciliano. Riconoscere ancora a tale istituzione un ruolo pubblico quando è ormai privata è una delle tante contraddizioni italiane.
L’articolo 35 interviene sulle società partecipate della Regione. Per i dipendenti di queste società il Governo punta a istituire un ruolo unico. Con la possibilità di avviare le procedure di mobilità per il personale di queste società. In pratica, il governo vuole fare fare a questi dipendenti la stessa fine che ha riservato ai mille e 800 dipendenti degli ex sportelli multifunzionali…
In questo articolo di legge, all’ultimo comma, c’è l’inghippo degli inghippi. “Leggiamolo assieme: “… vengono escluse dalle limitazioni di cui al comma 4 dell’articolo 20 della legge regionale n. 11 del 2010 e successive modifiche e integrazioni (compensi agli organi di amministrazione) le seguenti società: Riscossione Sicilia spa, Irfis Fin Sicilia, Ast spa e Sicilia e Servizi spa”.
Se non abbiamo capito male, la legge regionale n. 11 del 2010 è quella che ha introdotto i ‘tetti’ per gli amministratori, ovvero il ‘tetto’ di 50 mila euro per presidenti e consiglieri di amministrazione. Se questa legge dovesse essere approvata in questa formulazione, gli amministratori di queste quattro società potranno superare il ‘tetto’ di 50 mila euro.
Non possiamo non notare che in queste società ci sono personaggi del ‘cerchio magico’ del presidente Crocetta. A cominciare dal segretario generale della presidenza della Regione siciliana, Patrizia Monterosso.
Presidente Crocetta, ma che combina? Fa la guerra’ ai dirigenti dell’Ars – tutti vincitori di concorso – per tagliargli le indennità con un’iniziativa legislativa fuori dalle regole e poi, per il ‘cerchio magico’…
L’articolo 36 riguarda il Consiglio regionale per i beni culturali e ambientali e per l’identità siciliana: ma cosa c’entra con la manovra finanziaria?
L’articolo 37 interviene sulle mietitrebbie: ma per favore… (che c’azzecca con la manovra finanziaria?).
L’articolo 38 si configura come un mezzo aiuto alla stampa, non abbiamo capito se cartacea o on line. Le società regionali vengono obbligate a pubblicare i propri bilanci sui giornali a diffusione regionale e nazionale.
Supponiamo che ci sarà un regolamento per far arrivare questa pubblicità, in quota parte, a tutti i giornali e non soltanto ad alcuni…
L’articolo 39 riguarda le cure mediche per gli abitanti degli arcipelaghi siciliani. E’ una materia interessante, ma che deve passare prima dalla sesta Commissione legislativa dell’Ars (Sanità). La stessa cosa vale per la norma che riguarda i sinistri – con relativa responsabilità civile – nel servizio sanitario regionale: come si può legiferare su un argomento così delicato e importante senza passare dalla Commissione sanità dell’Ars? Forse c’è qualche ‘operazione’ pronta?
L’articolo 40 riguarda la regolamentazione del de minimis in agricoltura. Altro tema interessante, che, però, deve passare prima dalla Commissione Attività produttive.
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