Turismo, rivivono i cammini medievali in Sicilia Fondi Ue e prezzi calmierati per i pellegrini

Rendere fruibile al largo pubblico la storia. In particolare quella medievale. Le cui tracce sono disseminate in tutta l’Isola. Ritrovarle lungo gli antichi sentieri, nascoste eppure ancora visibili, trasformate dal passare dei secoli. È questo l’obiettivo dell’associazione Amici dei cammini francigeni di Sicilia, formata da una decina di persone, perlopiù archeologi e ricercatori che da alcuni anni portano avanti un lavoro di ricerca e mappatura delle strade medievali: ne hanno individuate già 900 chilometri, in tutte e nove le province. Percorsi sulla cui origine medievale non ci sono dubbi, certificati dal confronto di numerosi documenti compresi tra il mille e il 1300, cioè tra la fine della dominazione araba e l’inizio di quella aragonese. Adesso anche diverse amministrazioni, sollecitate dall’associazione, stanno aumentando l’attenzione verso i cammini francigeni e la loro potenzialità turistica. Sull’asse Palermo-Agrigento, 15 Comuni, hanno ricevuto un finanziamento da 150mila euro dall’assessorato regionale. «Entro otto mesi il percorso sarà fruibile al pubblico, è solo il primo dei cinque cammini che abbiamo individuato in Sicilia», spiega uno dei fondatori del gruppo, Davide Comunale, archeologo messinese che vive a Roma. E una quarantina di centri siciliani stanno valutando la possibilità o hanno già siglato hanno siglato protocolli per calmierare i prezzi per la sosta dei pellegrini.

L’associazione ha coinvolto diversi paesi del Palermitano e dell’Agrigentino e ha presentato un progetto che ha ottenuto i fondi destinati al turismo religioso. «Vogliamo mettere in sicurezza il sentiero e a inserire indicazioni, le cose che servono a chi cammina – sottolinea Comunale -. Abbiamo anche puntato sulla disabilità: ci saranno gli asini per ragazzi con distrofia muscolare, informazioni in braille con audio da scaricare per i non vedenti. Ci auguriamo che i soldi non vengano dispersi in convegni o sagre». L’associazione ha fissato l’inizio del 2017 come termine per rendere fruibili al pubblico anche gli altri cammini francigeni. La potenzialità turistica, d’altronde, non è da sottovalutare. «Non esiste in Italia un registro dei camminatori, ma dai dati di Santiago de Compostela, tradizionale meta di una delle più importanti vie francigene, ricaviamo che ogni anno sono circa 300mila gli italiani che raggiungono la città spagnola», spiega l’archeologo che ha guidato un lavoro certosino di verifica e ricerca.

«Grazie alla cartografia – continua – studiamo come i toponimi cambiano e parlano allo stesso tempo, nei nomi ci sono i segni della storia medievale, come ad esempio Tindari che fino a cento anni fa si chiamava Capo Rinaldo». L’età di Mezzo rivive nella presenza dei castelli, nelle abbazie e nei monasteri. Spesso sorti negli stessi punti dove in epoca romana si trovavano le statio e le mantio, punti di sosta per i viandanti, dove cambiare i cavalli e riposarsi. «Più o meno ogni 25 chilometri – spiega Comunale – ancora oggi camminando a piedi sui cammini francigeni si incontra un castello, una torre, un luogo di accoglienza. Come a Gliaca di Piraino, in provincia di Messina, dove un’antica stazione di posta è diventata un resort.

Secondo il portavoce del gruppo, però, c’è ancora una grande differenza tra l’Italia e il resto d’Europa che sta puntando su questo segmento turistico. E sta nel costo per dormire. «In Spagna bastano 15-20 euro, da noi servono 50 euro». Per affrontare questo nodo, l’associazione ha proposto delle convenzioni a diversi Comuni siciliani, tappa dei cammini francigeni dell’Isola. «Bussiamo alle amministrazioni, chiediamo di mettere a disposizione locali comunali o di convenzionare posti di accoglienza». E la risposta è stata positiva. «Già molti Comuni hanno aderito», 17 hanno detto sì, si tratta di Messina, Montalbano, Floresta, Castroreale, Santa Lucia Del Mela, Gualtieri e Monforte nel distretto dei Peloritani; Maniace, Adrano, Licodia, Paternò e Lentini nel distretto del Simeto; Giarratana in quello ibleo; Castronovo, Acquaviva, Sutera, Milena, Grotte, Comitini nel distretto sicano; Santa Cristina Gela e Prizzi nel distretto di Monreale. Con altri 24 Comuni, soprattutto dei Nebrodi e delle Madonie, è in corso un dialogo. Ogni paese ha offerto aiuto secondo le proprie capacità: a Polizzi si dorme in un eremo, a Prizzi in una palestra comunale lasciando un’offerta libera. A Montalbano Eliconavotato borgo più bello d’Italia, il Comune ha trasformato un edificio medievale in resort, a prezzi contenuti, ma tutto il centro si è mobilitato. «Siamo l’unica regione italiana – conclude con orgoglio – dove i prezzi per i camminatori sono stati calmierati sotto i 20 euro». 

Salvo Catalano

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