Tumori, diritto dei malati si scontra con lentezza dell’Ars Contributo all’acquisto delle parrucche, tre norme al palo

C’è una strada, a Pace del Mela, che è stata rinominata dagli abitanti del piccolo centro del Messinese la strada delle parrucche, per l’altissima incidenza di casi oncologici tra i residenti. Se in questa settimana a tenere banco sulla cronaca regionale saranno le sorti della Valle del Mela, legate al piano paesaggistico che finora ha evitato la costruzione di un inceneritore in una zona che racchiude una centrale termoelettrica, una raffineria e una delle più grandi discariche (chiusa ma non bonificata) dell’Isola, in Assemblea regionale, intanto, si discute sulla possibilità di erogare contributi alle pazienti oncologiche per l’acquisto di parrucche.

Sono circa 160mila, nell’Isola, i siciliani che convivono e combattono con i tumori: in media ogni anno vengono diagnosticati quasi 25mila nuovi nuovi casi, con un picco di 27.150 nel 2018. Convivere con un tumore ha un costo enorme, che uno studio condotto dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), in partnership col Censis, ha stimato intorno ai 30mila euro nei primi anni di malattia, tra disoccupazione, assistenza, cure, farmaci e protesi.

E se la maggior parte delle cure sono garantite dal sistema sanitario pubblico, non è così per i cosiddetti danni collaterali. È il caso delle parrucche a cui spesso le pazienti oncologiche devono ricorrere per la caduta dei capelli causata dai trattamenti chemioterapici. Le parrucche sono considerate dal sistema sanitario nazionale al pari di una protesi, seppure non inserite nei Lea, i livelli minimi di assistenza. Si tratta di un tema particolarmente sentito tra le pazienti, ma sul quale non esiste ancora una normativa nazionale che garantisca un contributo economico all’acquisto di una parrucca (il costo medio è di circa 300 euro).

Da tempo, in assenza di un intervento legislativo da Roma, alcune regioni hanno adottato provvedimenti a sostegno delle pazienti oncologiche per erogare contributi nei singoli territori. È così che se ci si ammala di tumore in Toscana, Piemonte, Lombardia, Liguria, Basilicata, Marche, Trentino Alto-Adige, Veneto, Umbria o Puglia, la pubblica amministrazione eroga fondi a parziale o totale contributo per l’acquisto di una parrucca. In Sicilia, ad oggi, il costo resta a carico del paziente.

È per questa ragione che anche la politica siciliana si interroga sulle forme di sostegno da garantire. Scontrandosi, però, ancora una volta con l’eterna sessione di bilancio e coi conti troppo risicati. Sono tre, i disegni di legge che in questa direzione sono stati presentati in Assemblea, uno da Eleonora Lo Curto (Udc), uno da Nuccio Di Paola (M5S) e un altro da Rossana Cannata (FdI). Il budget richiesto alle casse regionali è pressoché il medesimo: un fondo da 500mila euro annui secondo due dei tre disegni di legge, 600mila euro stando invece alla terza proposta normativa.

La commissione Sanità all’Ars sta facendo in questi giorni un lavoro di sintesi tra i diversi disegni di legge per arrivare a una proposta condivisa da tutte le forze politiche, ma resta il tema delle cifre. Ci sarà spazio nell’asfittico bilancio regionale per inserire un articolo che possa prevedere il contributo per le parrucche alle pazienti? Sarà necessario esitare un testo indipendente che individui successivamente al bilancio le risorse disponibili da destinare alla causa? Intanto la commissione si riunirà mercoledì 23 ottobre per esaminare il ddl, ma le incognite sul versante economico, oltre i buoni propositi, restano ancora tante. 

Anche perché, al momento, rimane il blocco della spesa in vista del giudizio di parifica della Corte dei conti, inizialmente atteso per metà ottobre, rinviato poi a novembre e che adesso potrebbe addirittura arrivare nella prima metà di dicembre. A quel punto l’Assemblea dovrà esaminare le variazioni di bilancio, per poi incardinare il nuovo previsionale della Regione. Con questi ritmi, nella migliore delle ipotesi, la norma sulle parrucche alle pazienti oncologiche potrebbe arrivare in Aula non prima della prossima primavera.

Miriam Di Peri

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