Ricevere un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate non è mai piacevole. Riceverlo per l’omesso pagamento della tassa di concessione governativa per un telefono cellulare mai acquistato lo è certamente meno. È quello che sta succedendo in questi giorni a migliaia di italiani che solo davanti alla tanto odiata comunicazione hanno scoperto di essere vittime di una truffa. Si tratta del cosiddetto furto didentità, «una prassi assai in voga tra i truffatori nostrani che consente attraverso la duplicazione di documenti ed a volte con la complicità degli operatori dei vari settori, lattivazione di servizi a pagamento, utenze, conti correnti bancari a discapito di malcapitati cittadini», spiega l’avvocato Francesco D’Agata, portavoce dell’associazione nazionale Sportello dei diritti.
«Oggi basta la fotocopia di un documento per attivare un’utenza telefonica e portarsi a casa smartphone, tablet e pc. È quello che fanno questi truffatori, in possesso dei dati fiscali che non è difficile reperire, tramite la falsificazione dei documenti», dice l’avvocato che denuncia anche come il fenomeno sia favorito spesso dalla «complicità e negligenza degli operatori, che non fanno accurate verifiche».
Il problema per i malcapitati cittadini è che si accorgono di avere intestati contratti che non hanno mai sottoscritto solo dopo molto tempo, al momento in cui diventano oggetto delle verifiche tributarie. «Succede ovviamente perché i truffatori danno un indirizzo diverso per la domiciliazione delle fatture», spiega D’Agata. I numeri di questi sfortunati sarebbe altissimo. Qualche bene informato ha rivelato all’associazione che ci sarebbero ben cinquemila casi segnalati solo all’Agenzia delle entrate di Lecce. «Ma è un fenomeno che riguarda tutta l’Italia», afferma l’avvocato.
Una volta ricevuto lavviso e verificata la propria estraneità, il consiglio dello Sportello dei diritti è di sporgere immediatamente denuncia ai carabinieri o alla polizia postale. E di recarsi all’ufficio territoriale dellAgenzia delle entrate per segnalare che l’utenza è stata attivata abusivamente, per evitare di dover pagare anche ulteriori aggravi. «Speriamo che la denuncia basti all’Agenzia – si augura D’Agata – Perché, in caso contrario, l’alternativa è fare un ricorso tributario, un’azione che potrebbe costare al cittadino truffato più della cifra per il mancato pagamento della tassa che gli viene contestato».
[Foto di Edgar Poe]
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