Un milione e mezzo di euro di fondi europei per ristrutturare un villaggio turistico a Portopalo di Capo Passero che sarebbe stato abusivo, perché costruito entro i 150 metri dal mare. Per ottenere i finanziamenti, tramite la Regione, l’ex deputato Giambattista Coltraro avrebbe anche dichiarato un inizio dei lavori in realtà inesistente. Ancora grane giudiziarie per il notaio siracusano, che negli ultimi cinque anni ha occupato un seggio all’Assemblea regionale siciliana, e che anche quest’anno ci ha riprovato, sempre nella lista dell’Udc, non riuscendo a essere eletto, nonostante le 2.752 preferenze ottenute nella sua provincia. Coltraro faceva parte della lista dei cosiddetti impresentabili, perché rinviato a giudizio nel processo relativo al furto, da parte di una presunta associazione a delinquere, di terreni a piccoli imprenditori agricoli, sempre al fine di ottenere fondi europei.
Adesso è destinatario di un nuovo avviso di garanzia dal parte della Procura di Siracusa. Sono stati i carabinieri della compagnia di Noto a svolgere le indagini, coordinate dal pubblico ministero Salvatore Grillo. Sette gli indagati, oltre a Coltraro, ci sono il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune Mario Poidomani e cinque soci del villaggio: Sebastiano Coltraro, fratello dell’ex deputato; il notaio Roberto Cannavò; Giuseppe Tolomeo; Sebastiano Caporale e Corrado Controsceri. Devono rispondere, a vario titolo, di falsità materiale ed ideologica, abuso d’ufficio, soppressione di atti pubblici, uso di atti falsi e tentata truffa aggravata, finalizzati all’erogazione dei fondi europei, di fatto valutati e stabiliti dalla Cassa Regionale per il credito alle Imprese Artigiane Siciliane.
Le due figure cardine di questa storia sono il 42enne Coltraro e Poidomani, 60enne dirigente dell’ufficio tecnico del Comune. Oltre che amministratore di fatto del villaggio, Coltraro in quel periodo era anche segretario della commissione Attività produttive all’Ars. Un ruolo che, secondo gli investigatori, avrebbe potuto permettergli di agevolare l’erogazione dei fondi. Una prima tranche da un milione e mezzo di euro sarebbe dovuta arrivare subito, dopo la dichiarazione di inizio lavori, che Coltraro avrebbe messo nero su bianco attraverso false autocertificazioni ed attestazioni anche sui requisiti per l’accesso alle agevolazioni finanziarie pubbliche a fondo perduto. La seconda tranche sarebbe arrivata dopo la dichiarazione di fine lavori. Soldi che però non sono mai arrivati nelle tasche di Coltraro, grazie all’intervento degli investigatori.
L’indagine parte a giugno del 2013, quando i carabinieri della stazione di Portopalo di Capo Passero sequestrano, nell’ufficio tecnico del Comune, le domande di sanatoria per gli abusi edilizi relativi al villaggio, che sorge a meno di 150 metri dalla battigia, quindi in zona a vincolo di inedificabilità assoluta, contrariamente a quanto disposto dalla legge regionale. Concessioni in sanatoria che Coltraro avrebbe ottenuto grazie alla complicità del dirigente Poidomani che avrebbe soppresso e modificato alcuni atti concernenti le richieste di condono avanzate nel tempo. I militari dell’Arma hanno sequestrato diversi documenti dagli uffici comunali.
Giambattista Coltraro è già stato rinviato a giudizio, ed è quindi sotto processo, perché accusato di aver contribuito a mettere in atto una truffa da 200mila euro a danno dell’Unione europea, da parte di un’associazione a delinquere che si sarebbe appropriata di migliaia di ettari di terreni tra Catania e Siracusa, all’insaputa dei legittimi proprietari.
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