Trivelle, nuova concessione a largo di Pozzallo Sindaco: «Ai Comuni nessuna comunicazione»

Le trivelle saranno piazzate proprio davanti Pozzallo, ma il sindaco non ne sapeva nulla. Succede nel Ragusano, dove la società inglese Petroleum ha ottenuto l’ok dal ministero dello Sviluppo Economico per la ricerca di idrocarburi in un’area di circa 50 chilometri quadrati a largo del Comune ragusano, entro le 12 miglia. Ma al primo cittadino della cittadina che si affaccia sulle coste del commissario Montalbano, nessuno aveva detto niente. Non una nota, una circolare, una lettera. Assolutamente nulla. Così, nonostante la notizia fosse stata data dalla stampa locale, lo stesso sindaco, Luigi Ammatuna, ammette di non esserne venuto a conoscenza, fino all’audizione in commissione Ambiente all’Assemblea Regionale Siciliana, appena qualche giorno fa. «In commissione – dice – ho manifestato la mia amarezza, perché soltanto in quella sede ho appreso la notizia. D’accordo, io sarò stato distratto e mi sarà sfuggito qualche articolo di giornale, ma come è possibile che nessuna comunicazione ufficiale sia arrivata ai sindaci del territorio?».

La richiesta di audizione, in realtà era partita dalla Cgil, allarmata da un dato su tutti: «Abbiamo posto la questione delle trivelle a largo delle coste di Pozzallo, Marina di Modica, Scicli, Donnalucata, – spiega Giovanni Avola, segretario provinciale del sindacato – dopo aver appreso dalla stampa che il ministero dello Sviluppo Economico aveva autorizzato la Petroleum a uno studio di ricerca per circa 50 chilometri quadrati. La stessa compagnia, per intenderci, aveva avanzato richiesta per la ricerca di idrocarburi in un’area di 497 chilometri quadrati e il Ministero ha rifiutato le altre richieste perché incompatibili con normative nazionali ed europee. Insomma, ci ha insospettito che solo questo tratto venisse autorizzato».

Quindi l’audizione in commissione, «perché – sottolinea Avola – la Regione ha tutto il diritto di sapere perché in una delle zone che vantano i maggiori flussi turistici dell’Isola fossero state autorizzate le richieste, mettendo a rischio sia l’economia legata alla pesca che al turismo». Non che dietro ci fossero ragioni «ideologiche», ci tengono a precisare sia il sindacalista che il primo cittadino, anzi. «Noi della Cgil non siamo contrari in via pregiudiziale alle trivellazioni – aggiunge Avola -, ma certamente servono tutte le garanzie ambientali del caso, anche a tutela della vocazione turistica del territorio. Per questo la presidente della commissione si è impegnata a scrivere una richiesta di chiarimenti ai ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente».

«Io sono favorevole alle trivellazioni – rincara la dose Ammatuna -, perché è vero che il rischio c’è, ma se dovessimo fermarci per paura dei rischi, saremmo perduti. Le nostre coste e i nostri mari sono puliti, da 13 anni riceviamo il bollino blu, nonostante la piattaforma Vega A si trovi proprio a largo di Pozzallo. E poi sarei favorevole alla chiusura degli impianti se si impedisse alle grandissime petroliere che attraversano il Mediterraneo di farlo, perché anche lì corriamo un rischio. Ma se evidentemente non possiamo chiudere le autostrade del mare, allora l’unico pericolo è la perdita di posti di lavoro». Non è dello stesso avviso Federalberghi Sicilia, secondo cui «il Ragusano è senz’altro una zona molto importante sotto il profilo turistico». «È un territorio – prosegue il presidente degli albergatori siciliani, Nico Torrisi – che è cresciuto tanto negli ultimi anni e che è ancora oggi in via di sviluppo. Per questo, certamente l’idea di nuove trivelle non ci piace per nulla, anzi siamo totalmente contrari. In Sicilia abbiamo sopportato un’industria pesante in nome di un fantomatico sviluppo, che invece ha comportato scempi e devastato un territorio, che invece avrebbe dovuto fondare la propria economia sul turismo».

«Ci stupisce – conclude Mariella Maggio, presidente della commissione Ambiente all’Ars – che senza il benché minimo confronto coi territori qualcuno pensi di cominciare a trivellare. Non si possono mortificare così i territori e dare il via a nuove concessioni senza che le istituzioni locali ne sappiano nulla». 

Miriam Di Peri

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