Trivelle, il deputato Pd favorevole al referendum «I miei colleghi non volevano darla vinta al M5s»

«Io sulle trivelle a mare sono sempre stato coerente: da ex sindaco di Ragusa nel 2012 adottai una delibera che le escludeva. Così il mio voto all’Ars sulla proposta di referendum abrogativo non deve sorprendere nessuno». La lezione al Partito Democratico siciliano viene da Nello Di Pasquale: ascesa precoce nella Democrazia Cristiana, passato in Forza Italia per poi approdare ai democratici. Insieme al voto di Marika Cirone, Di Pasquale è l’unico che mercoledì scorso è andato contro la linea del partito, compatto nel voto in difesa dello Sblocca Italia che lascia al governo nazionale le autorizzazioni sulle trivellazioni.  

«Le posso assicurare che nessuno mi ha dato indicazioni di partito – precisa il deputato regionale – Sulle trivelle a mare la battaglia è di tutti, ma non certo del partito di cui faccio parte». Lo stesso presidente Crocetta ha indicato i motivi del rifiuto in una nota del 25 settembre. «In conformità al rispetto dell’accordo con l’Eni – scrive il governatore –, la Regione non ha aderito alla proposta di indizione del referendum contro le trivellazioni, promosso da alcune forze politiche, che avrebbe compromesso gli investimenti per Gela». 

Per Di Pasquale invece i motivi vanno ricercati altrove. «Non era un voto politico ed io non sono abituato a ideologizzare le questioni. Sono convinto che molti miei colleghi, proprio sapendo che la decisione all’Ars era ininfluente, perché tanto il referendum si sarebbe fatto lo stesso, avranno pensato: perché dobbiamo farla vincere a chi prende in giro i siciliani? La questione poteva essere posta in modo diverso. Invece i Cinque stelle l’hanno messa sul piano della contrapposizione: petrolieri ed amici dei petrolieri contro i giusti, che sarebbero loro». 

Il politico ragusano però non è un No Triv tout court. Se si batte contro le trivellazioni petrolifere a mare da tempo, difende invece quelle a terra. «La differenza è nel modo in cui vengono fatte le perforazioni. E poi quelle a terra non hanno mai creato alcun danno. Anzi, il territorio di Ragusa è cresciuto durante gli anni delle perforazioni, tanto che la città è diventata patrimonio dell’umanità grazie all’Unesco. Infine c’è il discorso royalties: solo il Comune ibleo ha incassato nell’ultimo anno 25 milioni di euro che non si possono buttare a mare». 

Andrea Turco

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