E iniziata la strategia dellintimidazione della paura. Lo scenario, che si ripete con puntualità dagli anni 80 del secolo passato ad oggi ogni volta che si parla di connivenze tra Stato e mafia, è quello delle bombe.
Un confidente avrebbe rivelato che i boss (solo loro?) avrebbero messo nel conto un attentato contro il pubblico ministero, Nino Di Matteo, il magistrato inquirente protagonista del processo a militari Mario Mori e Mauro Obinu (entrambi assolti in primo grado) e, soprattutto, del processo sulla trattativa tra Stato e mafia.
Secondo le rivelazioni del confidente, sarebbero già stato approntati sia lesplosivo, sia il telecomando. Subito sono scattate di misure di massima sicurezza per proteggere il magistrato.
Il livello di protezione del magistrato è stato portato al massimo livello. A proteggere Di Matteo sono stati chiamati i militari specializzati in questo particolare settore, comprese le cosiddette teste di cuoio.
Siamo vicini al pm Nino Di Matteo per le notizie che, se confermate, testimonierebbero che il fenomeno mafioso non è per nulla sconfitto e che la guardia in questo campo non può essere e non deve essere mai abbassata.
Lo affermano in un comunicato i 14 deputati del Movimento Cinque stelle allArs, che esprimono solidarietà al magistrato in prima linea nella lotta alla mafia.
Poco tempo fa i deputati grillini di Sala d’Ercole avevano già denunciato l’isolamento del giudice e avevano sollecitato il rafforzamento delle misure di sicurezza in suo favore.
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