Treni, sulla Me-Ct-Sr in 15 anni ridotti del 40 per cento Buone notizie da Palermo: cresce il tram e nuovi fondi

Quando il 12 dicembre del 2016 Trenitalia avviò il Minuetto sulla tratta da Modica a Palermo (320 chilometri che intersecano quattro province), garantendo una durata del tragitto di quattro ore e mezza , qualcuno aveva gridato al mezzo miracoloNon erano certo le condizioni che si trovano al Nord, ma insomma era pur sempre un inizio. Oggi, a più di due anni dall’avvio del progetto, il bilancio di Legambiente è amaro. Nel rapporto Pendolaria, che dal 2008 denuncia le condizioni dei treni regionali e locali in tutta Italia, si legge che «si assiste ad una condizione tragica del tragitto tra Ragusa e Palermo dove ormai solo tre collegamenti al giorno effettuano il percorso, tutti con un cambio, impiegando quattro ore e mezza per arrivare a destinazione, in peggioramento rispetto alle quattro ore di un anno fa e una situazione che rimane emblematica della condizione del trasporto ferroviario in questa regione».

In generale la Sicilia continua a uscirne con le ossa rotte. E se «il problema del trasporto ferroviario in Italia è che fuori dalle direttrici principali dell’Alta Velocità e dalle Regioni che in questi anni hanno investito, la situazione sta peggiorando e scende il numero di persone che prende il treno», la migliore conferma arriva in questo senso proprio dall’isola. «I pendolari della Sicilia – certifica ancora il rapporto – sono passati da 50.300 a 37.000 (in continuo calo), in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari». Non può quindi sorprendere se tra le dieci linee italiane peggiori del 2017 ci sia ancora una volta la Sicilia, con la Agrigento-Palermo, «lunga 137 km ed elettrificata dagli anni ’90, ma senza un servizio adeguato. Il tempo di percorrenza è di poco più di due ore, con una velocità media di 67 chilometri orari, e sono 12 le coppie di treni che quotidianamente percorrono la linea. Ma i pendolari nell’ultimo anno hanno denunciato continui ritardi, innumerevoli soppressioni e convogli sovraffollati specialmente in alcune fasce orarie».

E l’elenco di ciò che non va è tristemente lungo e noto, a partire dal peccato originale che nessun governo è mai riuscito a superare, cioè il dato per cui «l’89 per cento dei 1.490 chilometri della rete ferroviaria è a binario unico e quasi la metà della stessa rete non è elettrificata». I convogli poi sono lenti e pochi (in Sicilia circola un quinto dei treni che ci sono in Lombardia) e ci sono tempi biblici anche per gli investimenti (dal crollo di un ponte sulla linea Caltagirone-Niscemi sono passati sette anni, e solo qualche giorno fa il ministero delle infrastrutture ha sbloccato i fondi necessari per ricostruirlo). 

Ma qualche lato positivo c’è, seppur rischi di rimanere sommerso dalle quotidiane odissee che i viaggiatori debbono affrontare ogni giorno. Legambiente sottolinea che le good news vengono proprio dal capoluogo siciliano, finora bistrattato. Si tratta del passante e dell’anello ferroviario (i cui cantieri però sono partiti con forte ritardo rispetto alle attese) ma che finalmente dovrebbero vedere la luce il prossimo anno grazie allo stanziamento di 100 milioni di euro da parte del governo nazionale. Mentre il tram continua a essere apprezzato come mezzo di trasporto (25mila passeggeri al giorno di media, il 30 per cento in più rispetto al 2016). In attesa che venga finalmente firmato il contratto di servizio tra la Regione Siciliana e Trenitalia, che dovrebbe chiudere il lungo periodo transitorio e prevedere nuove tutele per chi, nonostante tutto, si ostina a voler spostarsi in treno.

«Ancora una volta ci troviamo a commentare un rapporto che, tranne pochi casi, fotografa una situazione mortificante per pendolari e turisti – dichiara il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna -. Sulla linea che collega Messina a Siracusa, passando per Catania, la velocità media è di 64 chilometri orari e negli ultimi 15 anni i treni si sono ridotti addirittura del 41 per cento e viaggiano meno veloci che in passato. Stiamo parlando di 180 chilometri di linea che collega tre grandi città siciliane, capoluoghi di provincia, località turistiche e porti. Grave è anche lo stato di degrado delle nostre stazioni. Se vogliamo davvero cambiare il nostro stile di vita – conclude Zanna – è innegabile che invece di tagliare occorre investire sulle ferrovie. Sempre più persone preferirebbero il treno all’auto o al pullman, ma in Sicilia la strada è ancora in salita».

Andrea Turco

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