Treni, Palermo nota lieta nel rapporto Legambiente «Bene tram ma pochi lasciano l’auto, più incentivi»

«La presentazione del rapporto nazionale Pendolaria di Legambiente a Palermo è dovuta al fatto che i due punti più critici degli spostamenti su treni riguardano le aree metropolitane e in generale il Sud». Le parole di Gianfranco Zanna, presidente dell’associazione ambientalista in Sicilia, fotografano la situazione del trasporto ferroviario siciliano. Intorno al capoluogo, poi, non si respira un’aria migliore. «Il nodo di Palermo – si apprende dal rapporto – sconta i problemi di tutte le città del Sud.  L’Istat ha calcolato che il totale dei pendolari raggiunge addirittura le 280mila unità giornaliere, con margini enormi nel trasferire buona parte dei pendolari su ferro. Sono numerosi i Comitati pendolari che chiedono un miglioramento del servizio, ed in particolare segnalano i frequenti ritardi nella tratta che da Palermo porta all’aeroporto di Punta Raisi a causa della presenza di molti incroci con altri treni. Senza dimenticare i gravi problemi che affrontano i pendolari delle cosiddette linee secondarie ma che collegano Palermo ad altri capoluoghi come Ragusa, Caltanissetta, Trapani».

Nel rapporto il paragrafo dedicato proprio al capoluogo siciliano fa un elenco della mobilità su ferro. A partire dal passante ferroviario che, come ricorda Legambiente, è un «progetto rinviato per molti anni e partito nel 2008» che «punta a costruire un collegamento in doppio binario di 60 km sulla linea Palermo-Messina, tra la stazione Notarbartolo e l’aeroporto di Punta Raisi, permettendo di creare un servizio di metropolitana leggera tra Carini, Palermo e Termini Imerese». L’opera dovrebbe entrare in funzione nel 2018 ma al momento «sono però fortemente rallentati i lavori nella Tratta A (quella centrale)». L’attenzione si sposta poi sull’anello ferroviario, anche questo discusso da anni. In questo caso «si tratta di soli 6,5 km con otto fermate che attraverserebbero in maniera circolare il centro di Palermo collegando in sotterranea punti nevralgici come il porto e la stazione centrale (con un nodo di scambio per il passante). Purtroppo il cantiere per i lavori è partito solamente a fine 2014, quando sono stati avviati i lavori per il primo lotto di 1,6 km, tra le fermate Giachery e Politeama che dovranno concludersi a fine 2016. I ritardi accumulati però fanno pensare che si potrà vedere l’ultimazione dei cantieri solo dopo il 2018».

Legambiente comunque non somma solamente le critiche al sistema dei trasporti. A Palermo ad esempio segnala anche qualche parziale cambio di tendenza, oltre che suggerire una serie di proposte. «Il tram è una delle poche cose positive – riconosce Zanna -. Come ci ricorda l’accordo di Parigi sul clima, il cambiamento è frutto delle scelte quotidiane. Per esempio a Palermo si dovrebbe favorire l’arrivo col treno dell’hinterland e poi supportare lo spostamento dei pendolari in città con mezzi alternativi all’auto, immaginando un parcheggio per le bici e possibilmente ritrovandole per chi le volesse lasciare». 

Da parte propria l’assessore alla Mobilità Giusto Catania ha ribadito le volontà dell’amministrazione comunale. «C’è la necessità di una cura del ferro – aggiunge -, la necessità di completare il passante ferroviario, la necessità di aumentare il numero dei passeggeri che ogni giorno si sposta in città. Attualmente sono 25mila, col tram puntiamo a triplicarli. Di certo c’è che non è possibile interrompere il collegamento tra la città e l’aeroporto, con 16 stazioni che potrebbero costituire una sorta di metropolitana». 

Molte delle critiche sono rivolte, più che a Trenitalia e alla Rete Ferroviaria Italiana, alla Regione. A queste prova a rispondere l‘assessore alle Infrastrutture e alla mobilità Giovanni Pistorio, concentrandosi sulle partite ancora aperte in città: «Sul passante ferroviario siamo moderatamente ottimisti, la conclusione dei lavori sarà entro sei mesi. Sull’anello ferroviario è stato confermato l’investimento ma rimane aperta la questione su chi vorrà gestirlo, né Comune né Rfi vogliono farlo, il tema si porrà poi e l’importante è che non rimanga un’incompiuta». 

Andrea Turco

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