Ci sono 18 dipendenti che non prendono stipendi da mesi. Quelli messi peggio da oltre un anno e mezzo. Ci sono centinaia di persone dei paesi della fascia ionica e pedemontana rimasti senza la possibilità di spostarsi in autobus. La crisi della ditta Buda e Sag esplode stamattina in piazza Duomo a Giarre. «Dieci anni di promesse». «Rivogliamo la dignità dello stipendio», le frasi che campeggiano su due lenzuoli appesi alla cancellata della chiesa.
Everisto è uno di quelli con più esperienza. «Da 27 anni faccio l’autista. Mia moglie non lavora, ma la famiglia deve andare avanti in qualche modo. Mi aiutano i parenti. Ho un mutuo che non sono riuscito a bloccare neanche adesso sotto emergenza Covid, perché non ero in regola con le rate». Insieme a lui oggi in piazza c’è un’altra dozzina di dipendenti. Le mascherine nascondono a stento rabbia e disperazione. Non è una protesta autorizzata, ma non crea nessun disagio. La circolazione stradale sulla statale 114 scorre regolare. Arrivano i carabinieri che fanno il loro lavoro: identificano i presenti, ma si limitano alle raccomandazioni. «Capiamo il vostro disagio, ma evitate di fare cazzate perché gli unici a soffrire ancora di più sareste voi e le vostre famiglie».
Le ditte Buda e Sag collegano diversi paesi dell’hinterland. Alcune tratte – tra cui la Calatabiano-Catania, Riposto-Catania, Riposto-Calatabiano-Taormina, Riposto-Sant’Alfio – le fanno solo loro. Quindi al momento rimangono scoperte. La crisi va avanti da anni, nonostante i soldi che la Regione siciliana corrisponde alle imprese secondo contratto. Oltre agli autisti senza stipendi, ci sono diversi fornitori che attendono pagamenti, alcuni anche per decine di migliaia di euro. E si vocifera che qualcuno di questi sia interessato anche a entrare nella società di trasporti. «Ma sarebbe solo un modo per recuperare i debiti. E poi?», dicono i dipendenti preoccupati di cadere dalla padella alla brace.
Solo pochi giorni fa, il 5 maggio, di fronte al precipitare della situazione, il dipartimento regionale delle Infrastrutture, a firma della dirigente Dora Piazza, ha inviato una diffida alle società, ricordando «la tardiva o mancata corresponsione» degli stipendi, e «le ripetute interruzioni di servizio di trasporto pubblico». Intimando quindi il pagamento, pena la risoluzione del contratto. Che per Buda e Sag significherebbe la definitiva fine. «La diffida, però, non contiene un limite temporale entro il quale la società è chiamata a rispondere – denuncia Sergio Crisafulli, del sindacato Faisa-Cisal – Non possono esserci tempi biblici».
«Siamo nelle mani della Regione», spiegano gli autisti. Che tra i possibili scenari, sperano che sia l’Ast, l’azienda partecipata dalla Regione, a subentrare a Buda nelle tratte interessate e a garantire i livelli occupazionali. Intanto la protesta continuerà e nelle prossime settimane potrebbe arrivare sotto i palazzi del potere a Palermo. Insieme ai dipendenti di altre società di trasporto in crisi, il prossimo appuntamento potrebbe essere davanti a Palazzo dei Normanni.
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