Verde artificiale per sopperire all’antico verde agricolo di cui oggi restano sparute tracce, a corredo di piscine, solarium, spa e di una struttura ecosostenibile di due piani sopraelevati, per più di 40 camere per gli ospiti. Sono queste le caratteristiche del resort di lusso che potrebbe sorgere a Trappeto, nella zona in cui si trova la baia di San Cataldo. Tristemente nota alle cronache più per il trentennale stato di abbandono e inquinamento contro cui combattono gli attivisti del luogo, che per le sue potenzialità di «gemella dello Zingaro». Proprio lì, a pochi passi dall’area destinata al progetto, c’è infatti il fiume Nocella, da tempo luogo ideale insieme al suo affluente Puddastri di ripetuti sversamenti illeciti, che ne avvelenano le acque, i pesci e tutto quello che ne incrocia il cammino. La struttura, semmai sorgerà, coprirà il 6,82 per cento della superficie dell’area d’intervento. Un complesso turistico-alberghiero «strettamente connesso con i programmi di riqualificazione ambientale dell’area attinente la foce del fiume Nocella», scrivono i progettisti dell’Alessandra 77 srl, l’impresa palermitana di costruzioni disposta a sborsare quasi sette milioni di euro per un progetto «al servizio dell’area naturalistica e archeologica di San Cataldo».
Che al momento però resta al palo. «L’iter è bloccato per un problema dovuto a un certificato della Vas (valutazione ambientale strategica), contestata dall’impresa che ritiene che la procedura sia stata invece fatta regolarmente, c’è un ricorso pendente al Tar al momento», spiega il sindaco di Trappeto, Santo Cosentino, che da tempo spinge per la riuscita dell’iniziativa. «Ritengo che i miei uffici abbiano eseguito una procedura regolare dal primo fino all’ultimo momento, abbiamo anche portato la variante urbanistica in consiglio comunale, abbiamo chiesto un incontro in assessorato al Territorio e attendiamo che ci convochino, per capire se ci sono margini di chiarimento per risolvere il problema». Sì, perché quello del resort a cinque stelle con aspirazioni ambientalistiche si trascina addirittura dal 1975. Già da allora l’intento era chiaro, per la ditta: «Realizzare e gestire una struttura polivalente, del turismo stagionale e della ricettività alberghiera. Le recenti attività di pianificazione ambientale e paesaggistica adoperate dalla Soprintendenza, nell’ambito del Piano Paesistico Regionale, hanno indirizzato tale intendimento», scrivono ancora i progettisti.
Ma porticati di lusso che si tuffano nel verde (rigorosamente artificiale) e centri benessere in che modo si sposeranno con 30 anni di liquami rossastri, di melma nera e di pesci morti delle acque circostanti? «A detta dei progettisti, loro intendono intervenire sul fiume, anche per tutelarlo. E io non posso che condividerlo – torna a dire il sindaco -, una struttura ricettiva in quella zona può solo portare benefici al territorio e quindi di conseguenza anche al Nocella, martoriato da tantissimi anni». E proprio sulle sorti del fiume il primo cittadino sembra aver recuperato un insperato ottimismo: «Qualcosa sta cambiando – osserva -. Abbiamo incrementato, attraverso gli incontri in assessorato al Territorio, il confronto coi Comuni che scaricano fra il Puddastri e il Nocella, da Partinico a Giardinello, Montelepre, Borgetto, incrementando anche i controlli. Si comincia ad avere anche una maggiore presenza delle istituzioni regionali, speriamo quindi di risolvere il problema in tempi brevissimi. Prima si facevano solo chiacchiere, adesso finalmente si va sul concreto, anche grazie agli attivisti, che fanno davvero un gran lavoro».
Ma negli anni il progetto del resort ha destato, e continua a destare ancora oggi, non poche perplessità. Come può un singolo e mirato progetto spazzare via in un colpo solo 30 anni di incuria, abbandono e illegalità? «Il mio parere nei confronti del resort non cambia, è fondamentale per il territorio e per rivalorizzare quell’area, che si possa fare o no saranno gli enti regionali a dirlo, dopo aver verificato tutta la procedura – conclude Cosentino -. È un’occasione unica per il territorio, speriamo bene. È normale che una struttura ricettiva che opera in quella zona abbia tutto l’interesse a che il problema del fiume Nocella venga risolto». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Andrea Albano, l’assessore all’Ambiente di Trappeto, anche lui tra coloro che credono nelle potenzialità curative del resort. «Lo vedo come un’occasione di sviluppo economico per il territorio – spiega -. Esisteva un progetto di molti anni fa, poi sono cambiati i tempi e con quello originale sarebbe stato terribile l’impatto ambientale, quindi è stato rimodulato tutto e fatto ad hoc per quello che è lì l’ambiente a San Cataldo oggi. Sono convinto che chi investe quasi sette milioni di euro in quel territorio ne avrà a cuore le sorti, non può che rappresentare un supporto positivo per migliore e togliere tutto questo inquinamento sul Nocella, puntando magari su un depuratore».
E se il progetto non dovesse diventare realtà? «Mi auguro che si arrivi in qualsiasi modo ugualmente a purificare il fiume Nocella – dice Albano -, ma quello sarebbe stato un tassellino in più, un aiuto ulteriore per trovare una soluzione». La realizzazione di un resort, perciò, per risolvere un problema che si trascina da 30 anni. «Sì – dice convinto l’assessore -, non è un progettino da niente». Ma in molti continuano a non essere convinti quanto l’amministrazione locale: «La struttura nascerebbe ben al di sotto della distanza minima di 150 metri dagli argini fluviali imposta per legge – fa notare ad esempio Francesco Loria dell’associazione San Cataldo baia della legalità -. Altro aspetto non meno importante è l’alto livello di dissesto idrogeologico con classificazione rischio alto, che il Piano Assetto Idrogeologico indica proprio nell’area in questione. Gli ultimi tristi eventi non mostrano soltanto una Sicilia fragile, ma una gestione amministrativa che non vuole tenere conto delle relazioni territoriali ufficiali. Una tematica vecchia, che ha bisogno di un orientamento unico nazionale e non di essere lasciata alle sole scelte degli enti locali. Nel caso specifico trappetese non si vuole condannare la volontà di trovare nuova linfa per lo sviluppo economico, ma quella di considerare il progetto resort come unica alternativa. Ogg, bloccare il consumo di suolo e da esso creare economia è la scelta vincente per lo sviluppo territoriale in modo sostenibile».
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