Sono scesi in piazza per chiedere il rilascio della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rendett, ormeggiata dallo scorso mese di agosto al porto di Trapani. «La solidarietà non è reato», seguito dall’ ashtag #freeiuventa è lo slogan del sit in organizzato dalle diverse realtà antirazziste siciliane che dopo Palermo hanno scelto la città falcata per dire basta ai morti nel Mediterraneo e alle torture nei campi in Libia. «Mi chiedo, nella tesi della procura, chi sia la vittima del reato compiuto dalla Juventa – afferma Fausto Melluso di Arci Sicilia -. Certo non possono esserlo i migranti che sono stati strappati non solo al rischio della morte in mare ma anche a quelli di trovarsi in Libia».
La diminuzione degli sbarchi, per Melluso, «non si può leggere come un dato positivo. Centinaia di persone ogni giorno continuano ad arrivare in Libia, a essere sfruttate e schiavizzate all’interno delle strutture di reclusione. Il problema è che in questo momento sia l’Italia che l’Europa, e anche alcune procure, sembra stiano dalla parte di chi di queste persone si approfitta». Pochi giorni fa la Cassazione ha respinto la richiesta di dissequestro della Iuventa presentata dai legali della Ong tedesca. Per la procura di Trapani, l’organizzazione non governativa avrebbe favorito l’immigrazione clandestina in collusione con gli scafisti.
«Noi riteniamo che le prove a sostegno di questa accusa – dice Fausta Ferruzza del forum antirazzista Palermo – siano totalmente inconsistenti e che nel sequestro della Juventa così come quello della Open Arms, poi rilasciata a Pozzallo, siano semplicemente dei pretesti per sbarazzarsi di quelle organizzazioni che fanno da testimoni ai respingimenti collettivi nel Mediterraneo». Secondo alcune statistiche in 15 anni sono 35mila i morti nel Mediterraneo di cui oltre tremila dall’inizio del 2018. I rappresentati delle associazioni antirazziste del territorio hanno diffuso un volantino dove si chiede la sospensione immediata dell’accordo Italia-Libia e accessi legali e sicuri ai paesi europei.
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