Trapani, droga e microcellulare nascosti in carcere A gestire il giro un detenuto acese ritenuto modello

Il pacchetto, contenente 500 grammi di hashish, era nascosto sotto alcune cassette di frutta accatastate accanto ai cassonetti nella zona rifiuti del cortile del carcere Pietro Cerulli di Trapani. A fare la scoperta sono stati gli agenti della polizia penitenziaria. 

Oltre alla droga, è stato anche rinvenuto un micro telefono cellulare e altro materiale vietato dal regolamento carcerario. A gestire il giro sarebbe un detenuto ritenuto modello e dunque insospettabile, Orazio Giuffrida, di 54 anni, di Acireale. L’uomo – condannato per detenzione di armi, rapina e sequestro di persona – frequentava la sezione carceraria dell’istituto alberghiero. Grazie al suo comportamento ritenuto esemplare, aveva ottenuto il beneficio dell’articolo 21, ovvero il permesso di uscire dal carcere per andare a lavorare. 

Ma approfittando della sua posizione, il 54enne avrebbe prelevato dal contenitore dell’immondizia posto nel box esterno alla struttura dove sostano i familiari dei detenuti il pacchetto contenente la droga e lo avrebbe nascosto nel cortile interno del carcere. Il direttore dell’istituto penitenziario, Renato Persico, si è complimentato con il personale in servizio. «Come operatori penitenziari – dice Persico – ci preoccupa la diffusione del fenomeno che rende necessari maggiori e più serrati controlli da parte del reparto di polizia penitenziaria, tesi ad evitare che i detenuti possano continuare a gestire traffici illeciti servendosi di persone collegate all’esterno». 

Il commissario capo Giuseppe Romano che ha condotto l’operazione ha invece evidenziato come «il rinvenimento di tale grossa quantità di stupefacente destinato ai detenuti è la conferma di come alcuni soggetti continuano a delinquere pur stando in carcere, approfittando della concessione di alcuni benefici di legge». Nell’ultimo anno, sono cinque i micro telefoni trovati e sequestrati all’interno delle carceri di Trapani. Le indagini proseguono, per individuare i complici che dall’esterno avrebbero procurato il materiale a Giuffrida.

Pamela Giacomarro

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