«La più grande esercitazione Nato dalla fine della guerra fredda ad oggi», così viene definita dal comando generale dell’Alleanza Atlantica Trident Juncture 2015, la complessa serie di operazioni aeree, navali e terrestri che per buona parte dell’autunno investirà un’area geografica enorme, compresa tra il Nord America, l’oceano Atlantico, il Mediterraneo e i poligoni di guerra di Spagna, Portogallo, Italia, Belgio, Germania, Olanda e Norvegia. E che nel nostro Paese avrà il suo centro nello scalo militare di Trapani Birgi. Scelta che ha scatenato le proteste di una parte di società civile. Già a partire da oggi e fino a fine ottobre sono in programma flash mob e manifestazioni.
Trident Juncture 2015 vede la partecipazione di circa 36mila (3mila dei quali giunti in Europa direttamente dagli Stati Uniti), 200 tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini. «L’esercitazione simula uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyber war e la guerra asimmetrica», spiegano i vertici militari. La prima fase dell’esercitazione prende il via oggi con l’allestimento nello scalo aereo spagnolo di Saragozza di un grande polo logistico dove sono stati stipati 400 container pieni di sistemi d’armi, munizioni e viveri. Le esercitazioni a fuoco vere e proprie si svolgeranno dal 21 ottobre al 6 novembre, principalmente nello spazio aereo e terrestre di Italia, Spagna, Portogallo e nelle acque del Mediterraneo centrale.
Il centro nodale sarà Trapani-Birgi. Ruolo non nuovo nello scacchiere Nato, come spiega Antonio Mazzeo, giornalista e blogger esperto in questioni militari. «La base è stata scelta perché è una portaerei naturale sul Mediterraneo, basti pensare al ruolo che ha avuto durante la guerra in Libia nel 2011 – spiega – stando alle stime ufficiali, la Nato ha lanciato da Trapani quasi il 14 per cento dei raid aerei contro obiettivi libici». Ma lo scalo militare è anche sede di sperimentazioni. «Da quasi due anni – continua Mazzeo – è utilizzato da un’azienda privata straniera per testare nuovi velivoli senza pilota da esportare nei principali teatri di guerra internazionali. Decolli e atterraggi ad altissimo rischio per il traffico aereo passeggeri e spericolate evoluzioni sulle teste delle decine di migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi». Secondo le stime dello Stato Maggiore dell’Aeronautica militare, «l’esercitazione internazionale, inizialmente pianificata sull’aeroporto sardo di Decimomannu, porterà a Trapani oltre 80 velivoli e circa 5mila militari di varie nazionalità».
Sono tante le associazioni e i comitati pacifisti che si stanno mobilitando in tutta Italia contro Trident Juncture 2015. Tra queste anche Libera di don Ciotti. «Siamo contrari alle spese militari perché le riteniamo eccessive, oltre che inutili – dice Salvatore Inguì, portavoce di Libera Marsala – vogliamo che le persone si pongano delle domande, le multinazionali e le industrie belliche vedono nella guerra un’occasione per arricchirsi ulteriormente, e inoltre le guerre sono alla base del fenomeno migratorio dell’ultimo periodo, per questo siamo contrari a questa esercitazione». Libera, insieme ad altre associazioni, fa parte del Coordinamento Provinciale contro la guerra e la Nato che oggi pomeriggio organizza un flash mob in piazza della Repubblica a Marsala. Le iniziative andranno avanti per tutto il mese e culmineranno in una grande manifestazione regionale il 31 ottobre a Marsala, a cui è prevista anche la partecipazione dei comitati No Muos.
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