Al porto di Trapani sono arrivate le 22 salme – tra cui 21 donne – recuperate ieri a largo della Libia dalla nave Aquarius, gestita in collaborazione da Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée. Insieme ai morti, ritrovati in una pozza di acqua e carburante, l’imbarcazione ha trasportato 209 migranti da due gommoni in difficoltà. Solo una parte delle 1.128 persone salvate ieri in otto operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia Costiera.
Oltre ai 22 cadaveri arrivati a Trapani stamattina, stanno facendo rotta verso la Sicilia altre 17 salme, recuperate su un barcone di legno nel Canale di Sicilia dalla nave militare irlandese James Joyce. Raggiunta l’imbarcazione, l’equipaggio ha tratto in salvo 452 migranti. Sono stati gli stessi superstiti a indicare che nella stiva si trovavano dei morti: l’equipaggio irlandese ha infatti trovato sotto coperta i 17 cadaveri. La causa della morte, secondo una prima ricostruzione, sarebbe l’asfissia provocata dali gas di scarico del motore.
Adesso si pone il problema della sepoltura dei corpi. Stamani il prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, incontrando i giornalisti al molo Roncilio del porto dove è giunta la nave Aquarius, ha sottolineato «la grande disponibilità mostrata da tutti i comuni della provincia di Trapani. Complessivamente – ha precisato – hanno messo a disposizione decine di loculi per le sepolture». Che tuttavia non bastano. A Trapani stanno per arrivare altri 35 morti da Catania, una parte di quelli recuperati ad Augusta dal barcone fatto riemergere dal fondale in cui si era inabissato più di un anno fa. «Attualmente – conclude il prefetto – siamo alla ricerca di una ventina di loculi».
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