Arresti e un maxi sequestro di denaro da 4,5 milioni di euro. Sono i numeri di un’operazione della guardia di finanza di Catania, che ha fermato un traffico illegale di gasolio destinato all’autotrazione. Nel mirino dei militari sono finite 12 persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi ed evasione d’imposta.
Tra i destinatari delle misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, c’è anche Carmelo Pavone. Nome noto per le cronache giudiziarie locali perché già condannato per estorsione e associazione mafiosa, poiché ritenuto un affiliato del clan di Cosa nostra dei Laudani. Il prodotto petrolifero contrabbandato dal gruppo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, proveniva da Germania, Polonia e Austria ed era trasportato con autoarticolati di società rumene e bulgare. Gli arrestati, per non essere beccati, avrebbero utilizzato dei documenti falsi che attestavano lo spostamento di olio lubrificante anziché gasolio per autotrazione. Alterata anche la destinazione, poiché nei documenti non compariva Catania ma alcuni Stati esteri come Cipro, Grecia e Malta.
La cessione del carburante veniva effettuata in diverse aree di sosta attrezzate come vere e proprie stazioni di servizio ma completamente abusive, in assenza di qualsiasi precauzione antincendio e in spregio a ogni norma di sicurezza, con rischi elevatissimi per l’incolumità di coloro che si trovavano a maneggiare il prodotto ma anche per chi transitava dalla zona. Gli inquirenti hanno individuati tre gruppi criminali che si sarebbero occupati del traffico illecito.
Una di queste avrebbe fatto capo a Pavone, conosciuto con il diminutivo di Melo l’africano. E con lui avrebbe operato anche Mario Mauro. I due avevano trasformato alcuni parcheggi tra Aci Sant’Antonio e Acireale in centrali di stoccaggio del carburante. Tra i destinatari della misura cautelari anche i figli di Pavone, Cosimo e Camillo, Denis Susto, Antonino Mario Chiantello, Rosario Torrisi e Carmelo Caruso. Il secondo gruppo avrebbe avuto tra i partecipanti l’autotrasportatore Fabrizio Colapicchione, e gli amministratori di una società di autotrasporti con sede a Roma. Si tratta dei fratelli Alessandro e Stefano Marchetti. Terza e ultima organizzazione quella di Santo Santonocito, anch’egli titolare di una ditta di trasporto catanese. Le indagini hanno consentito di ricostruire un giro d’affari annuo di quasi un milione di litri di gasolio, con profitti in nero di svariate centinaia di migliaia di euro e con imposte evase superiori al milione di euro
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