«Trentamila auto l’ora: questo il flusso di veicoli in arrivo nelle ore di punta in città dalle periferie». Sono ben noti i problemi che affliggono l’area metropolitana di Catania, spopolatasi dagli Anni ’60 «di ben centomila persone, a favore dei paesi dell’hinterland», come ricorda l’ingegnere Giuseppe Inturri, docente di Trasporti al dipartimento di Urbanistica dell’Università di Catania. È uno dei creatori del Piano urbano del traffico, il documento di programmazione sulla mobilità che le amministrazioni comunali devono approvare ogni due anni. Quello attuale risale all’aprile del 2013, redatto durante l’amministrazione di Raffaele Stancanelli. E a un anno di distanza il documento è oggetto di una assemblea convocata dall’associazione Cittàinsieme, per discutere quanto dei principi di «mobilità sostenibile» presenti nel piano sia stato effettivamente realizzato o programmato. Ospiti dell’incontro, oltre Inturri, anche Carlo Lungaro, presidente dell’Azienda metropoltiana trasporti Amt, e l’assessore alla Viabilità del Comune Saro D’Agata. Il dibattito si trasforma però in una lunghissima serie di annunci di peso sul futuro urbano di una città che ha più di 70 auto ogni cento abitanti. La seconda, in Italia, dopo Roma.
«Ci saranno tre nuovi autobus veloci, con altrettanti parcheggi scambiatori: il primo sarà l’Alibus che dal primo settembre porterà all’aeroporto passando dal porto. Poi ci sarà una linea di Bav, bus ad alta velocità (il nuovo nome delle linee già note come Brt, ndr), che passerà per viale Mario Rapisardi. Infine un’altra linea porterà a Zia Lisa», riferisce Lungaro per l’Amt. Che annuncia altre importanti novità: l’apertura della rimessa di Pantano D’Arci, e a partire dal 2015, l’integrazione della linea di bus con quella della metropolitana Fce che arriverà da piazza Stesicoro a Nesima, con un biglietto unico per utilizzare entrambi i mezzi. «Inoltre, stiamo progettando due funivie: una che porti dai paesi pedemontani in centro, l’altra che arriverà fino all’aeroporto», annuncia Lungaro tra lo stupore dei presenti. L’amministrazione risponde subito con un annuncio ad effetto: «Ci saranno i bus navetta gratuiti in occasione della chiusura al traffico del lungomare di domenica 1 giugno», afferma Saro D’Agata. E ai numerosi membri delle associazioni di ciclisti promotori dell’iniziativa Lungomare liberato promette: «Faremo dei tavoli tecnici periodici».
Tra le proposte da vagliare insieme, la realizzazione di una pista ciclabile che dalla stazione porti fino ad Aci Castello sul lato nord della città, e di un’altra che porti fino all’Oasi del Simeto sul lato sud. «Stiamo cercando di usare i finanziamenti Pon per le città metropolitane, anche se è difficile. Però avevo espresso le mie perplessità anche sulla chiusura del lungomare, eppure è stata realizzata – prosegue l’assessore – nonostante le lamentele dei commercianti della zona. Noi siamo fermi su questa decisione dirompente», spiega D’Agata. Inoltre, a breve, al Tondo Gioeni «verrà realizzata una scala che porti al Parco, e due torna indietro: il primo all’altezza di via Passo Gravina, l’altro di fronte via Grassi. Non sappiamo se realizzeremo il sottopasso – prosegue D’Agata – anche perché i fondi speciali per l’emergenza traffico, gestiti da esponenti politici con il caschetto giallo, sono finiti», esordisce subito l’assessore alla Viabilità, che si riferisce chiaramente a Tuccio D’Urso, già direttore dell’Ufficio speciale per l’emergenza traffico e candidato a sindaco lo scorso anno.
D’Urso fu anche uomo chiave nella vicenda della costruzione dell’attuale Borghetto Europa, il parcheggio multipiano di piazza Europa. Un’opera presa di mira dal pubblico presente in sala: «Non vorremmo che l’iniziativa di domenica si trasformi in un facile guadagno per i gestori del parcheggio privato», afferma Mirko Viola. «La piazza non è illuminata, e mancano le strisce pedonali», ricorda Giancarlo Consoli. «Segnaleremo adeguatamente i parcheggi liberi. Per l’illuminazione abbiamo invece un contenzioso aperto con la ditta, ma cercheremo di risolvere la questione semaforo», risponde l’assessore.
«Ho trovato il cadavere di un’azienda, dove venivano pagati cento autisti al giorno per non fare niente, visto che le vetture in giro erano massimo settanta. Ora sono 120, anche grazie all’assunzione di venti nuovi autisti», esordisce Carlo Lungaro, presidente dell’Amt. Brevemente riassume quel che è stato necessario fare per chiudere il bilancio dell’azienda di trasporti urbani in attivo: «Abbiamo recuperato le vetture in disuso grazie al credito fattoci dai fornitori, effettuato un monitoraggio delle linee e dei percorsi, e stiamo cercando di recuperare i soldi dei biglietti non pagati», spiega il presidente Amt. Ma la crisi aziendale è tutt’altro che scongiurata: «Le nostre linee sono calcolate per coprire 15 milioni di chilometri l’anno, mentre la Regione ci paga solo per 8,5 milioni di chilometri l’anno», ricorda Lungaro. Una cifra di circa 25 milioni di euro, «ma abbiamo fatto dei ricorsi per farci pagare le cifre spettanti per dieci milioni di chilometri». Ovvero, circa 30 milioni. Nel frattempo l’Amt ha in programma «la riduzione del numero delle linee da 49 a 39: accorperemo linee che sono quasi dei doppioni, riducendo le corse nelle zone e negli orari meno frequentati, aumentando il servizio in zone poco servite come San Giorgio o Librino», spiega il presidente Amt. La fase successiva, a medio termine, «sarà quella di creare un sistema di trasporto che eviti le sovrapposizioni degli autobus nel centro città». E a chi, dal pubblico in sala, propone di fare «un sistema di trasporto su imbarcazione, che colleghi i porti di Catania, Aci Trezza, Ognina, San Giovanni Li Cuti», risponde: «L’idea non è così folle, in realtà era stata una mia proposta fin dagli Anni ’90», afferma Lungaro.
«Elimineremo gli autobus da via Dusmet: passeranno dalla strada parallela, di proprietà dell’autorità portuale: ne ho già parlato col commissario che dovrebbe consentire il passaggio dei mezzi pubblici. E spero anche delle biciclette», annuncia D’Agata. A chi dal pubblico fa notare che, comunque «il problema sono i cittadini che non rispettano le regole», D’Agata promette la creazione di «una task force che, periodicamente, girerà in alcune zone della città, evitando di far posteggiare le auto in doppia fila, di far camminare le persone senza casco, di far buttare la spazzatura fuori orario, o di lasciare gli escrementi dei cani in strada». Per fare questo, però, «servono più vigili urbani: al momento sono 450, la metà di quelli presenti a Bologna, e per di più anziani, visto che l’ultimo concorso è di venti anni fa», afferma l’assessore. Che aspetta, a giorni, un cambiamento, «con l’insediamento del nuovo comandante». Si tratta di Stefano Sorbino, nominato a febbraio, che sostituirà Alessandro Mangani.
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