Traffico migranti, le segregazioni continuano «Nuove prigioni forse in casolari fuori Catania»

Segregazioni, minori sfruttati, uomini e donne costretti a pagare fino quattro volte il normale costo di un biglietto dell’autobus di linea per Roma o Milano. Sono questi i retroscena che si nascondono dietro la tratta degli essere umani messa in piedi dagli scafisti di terra in Europa. Una rete criminale scoperta con l’operazione della procura di Palermo Glauco II ma tuttora operativa a Catania, nodo nevralgico per il gruppo che ha la sua base operativa in Libia, con una ramificazione importante nel territorio italiano. Il capoluogo etneo è ormai da mesi, grazie al numero sempre più alto di sbarchi, il crocevia di centinaia di partenze.

«I trafficanti che operano in città – spiega a MeridioNews un attivista eritreo che preferisce rimanere anonimo – si spostano nei porti di Siracusa, Augusta e Messina, dove solitamente avvengono gli sbarchi. Prendono le persone in cambio di soldi, e li portano con le macchine a Catania per la fase successiva del viaggio». Si tratta di gruppi di poche decine di persone che spesso concordano gli spostamenti in Italia già prima di partire dalle coste africane, senza però pagare in anticipo i trafficanti di terra in Europa. Perché la morte nel canale di Sicilia è un finale che gli stessi migranti mettono in conto. «Questi gruppi solitamente non hanno documenti e non c’è possibilità di ricevere i soldi dai loro parenti sulle loro carte prepagate – spiega l’attivista -. Per farlo si affidano direttamente ai trafficanti che utilizzano i loro documenti personali pretendendo, oltre a quanto imposto, anche una percentuale sui versamenti che varia dal 20 al 30 per cento». Nel pacchetto c’è anche il costo della sistemazione in Italia. Vitto e alloggio in attesa della prossima partenza.

I soldi vengono inviati attraverso i numerosi gestori che si occupano di trasferimento di denaro online. Scorrendo nell’ordinanza dell’operazione Glauco i numeri dei versamenti emerge in maniera inequivocabile l’ammontare del giro d’affari. Ibrahima Diallo, un autista originario della Guinea arrestato ad aprile, dal 2014 all’inizio del 2015 ha ricevuto nelle sue carte la cifra di quasi 100mila euro. Il suo compito, secondo quanto emerso dalle indagini, è lo stesso di decine di suoi complici che si occupano di quella che è stata ribattezzata la rotta Europa.

Quando i soldi non arrivano subito l’attesa dei disperati si trasforma in un nuovo incubo. «I trafficanti li mettono in una stanza. Dieci, venti persone. Una cosa disastrosa con dietro brutte storie di sfruttamento su ragazzine minorenni. Non gli è consentito di parlare con nessuno o di poter girare per la città. L’unica possibilità è quella di contattare i parenti. In questo caso sono gli stessi trafficanti a far utilizzare i propri cellulari per concordare i pagamenti». Secondo un’altra fonte appartenente a una delle comunità africane di Catania sentita da MeridioNews, dopo le indagini della magistratura, le nuove prigioni potrebbero essere alcuni casolari fuori città nelle immense distese della piana agricola. Posti isolati e più sicuri rispetto alle case del centro storico dove alla fine del 2014 vennero trovati nove somali segregati in attesa che i parenti inviassero i soldi.

Il mezzo più utilizzato per viaggiare è l’autobus. Un sistema ampiamente collaudato e ritenuto dagli scafisti di terra più affidabile grazie a controlli minori rispetto a quelli che potrebbero esserci a bordo dei treni. Un biglietto dell’autobus per partire dalla Sicilia fino a Roma costa normalmente circa 50 euro, si arriva a 80 euro se la meta è Milano. Ma la rete di trafficanti impone ai migranti prezzi tra 150 o 200 euro, in alcuni casi fino a 400 in base alla disponibilità economica, se la tappa finale è il capoluogo lombardo. 

Dario De Luca

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