Toti Lombardo, ultimo comizio a Catania Sogni autonomisti e invocazione a S. Agata

L’ultimissimo comizio i Lombardo se lo sono riservati per la terra natìa, Grammichele. Sarà nel paese di origine che venerdì sera Toti Lombardo, candidato all’Assemblea regionale siciliana, chiuderà la campagna elettorale. Ma per il figlio del governatore dimissionario ieri è stata l’ultima apparizione pubblica a Catania prima del voto. E sono accorsi in centinaia ad ascoltarlo alla Terrazza Ulisse, complesso di proprietà della famiglia Virlinzi: dai potenti uomini della sanità catanese, fedelissimi a Raffaele, all’attrice Maria Grazia Cucinotta, da tempo vicina agli autonomisti, passando per imprenditori, giornalisti e un consistente numero di under 30.

Questi ultimi rappresentano lo staff del delfino Toti, quelli che «gratuitamente» – ci tengono a precisarlo – si sono impegnati in questa campagna elettorale, quelli che è possibile trovare a qualunque ora nel quartier generale al piano terra del grattacielo di via Cimarosa. Adesso cominciano a raccogliere quanto seminato e salgono sul palco in semicerchio a fare da cornice al giovane e già famoso candidato. Spille con lo slogan della campagna liberidicrederci appuntate alle giacche e bandiera della Trinacria con la sigla del Movimento indipendentista siciliano tra le mani. Già, perché sotto il tendone che ospita l’ultimo comizio non c’è nessuna bandiera di partito, solo il vessillo giallo e rosso con una data, 1943.

Non è il momento per soffermarsi sugli ultimi anni di governo alla guida della Regione, meglio riagganciarsi alla tradizione autonomista e rievocarne i miti, aggiungendone di nuovi: dal governo Milazzo, allo statuto incompiuto, passando per la necessità di avere una banca tutta siciliana, così come una compagnia aerea. Sono questi i punti di riferimento dei Lombardo. Di Raffaele prima, di Toti dopo. Il primo a parlare è proprio il presidente dimissionario. «Salgo sul palco per la prima volta in questa campagna elettorale, perché me l’ha chiesto espressamente il signor candidato, è lui che adesso tiene le redini», esordisce. Che non sia del tutto vero lo si capisce subito dopo. «Chiariamo subito alcuni equivoci – puntualizza Lombardo senior – dire che mio figlio ha tanti voti, che ce la fa sicuramente, è terribile. Ce la farà solo lunedì 29». Quindi il serrate le fila, l’invito rivolto a tutti i presenti, soprattutto ai giovani meno esperti nella raccolta dei voti. «Questi sono i giorni decisivi, bisogna parlare con le persone, una per una, chiamare tutti i vostri contatti ed usare argomenti convincenti».

Incontri ravvicinati, altro che web 2.0. Per essere ancora più esplicito Lombardo cita Grillo e condanna i suoi criteri di selezione dei candidati, «figli di internet». «Serpeggia ultimamente un voto di protesta che è diventata una moda pericolosa – attacca l’ex governatore – Grillo sceglie su internet persone che neanche si conoscono tra loro. Il risultato è che dove hanno vinto, come a Parma, brancolano nel buio. Ditemi il nome di una persona che è candidata con lui – continua – non ne conoscete, è lo stesso principio delle liste bloccate». La selezione dal basso sul web come il Porcellum. Eppure i candidati grillini si sono sottoposti a una lunga campagna di primarie e di selezioni. Ma per Raffaele Lombardo l’unica vera alternativa rimane la rete di amici e di contatti, «quelli miei di vecchia data e quelli conosciuti in questi anni da Toti». «Quello del politico è il mestiere più ingrato, difficile e calunniato – conclude prima di lasciare il palco al figlio – fai subito una proposta di riduzione delle indennità dei deputati così la smetteranno di attaccarci». Il consiglio di un padre, se non fosse che negli ultimi quattro anni quest’ultimo, governatore dell’Isola, qualcosa in tal senso poteva anche farla.

Toti Lombardo sale sul palco preceduto da una quindicina di giovani. Si leva la giacca scura, sistema più volte il microfono. Quindi inizia il discorso ricordando le sue battaglie: dai prodotti siciliani da distribuire nelle mense pubbliche, alla lotta sul diritto al ponte aereo soprattutto dopo il fallimento di Windjet, passando per il fondo dedicato alle associazioni giovanili che si occupano di sport e cultura. Sono questi i progetti da realizzare. Ma «il sogno resta la piena autonomia della Sicilia», rimasta incompiuta, secondo Lombardo junior, per la non applicazione di tre articoli dello statuto speciale (il 24, il 28 e il 37 – argomento già caro ai Forconi). E la colpa andrebbe cercata in un arco di tempo ben preciso, «i quattro anni tra il 1953 e il 1957, tra la scoperta dei giacimenti petroliferi e l’esperimento coraggioso, ma breve, del governo Milazzo (Silvio Milazzo in realtà fu presidente della Sicilia tra il 1958 e il 1960 ndr)». Furono le compagnie petrolifere, nell’ideologia autonomista lombardiana, ad impedire la piena attuazione dello statuto.

Il finale è tutto per l’invocazione alla santa patrona della città di Catania, a cui dice di essere molto legato. Cita l’iscrizione che campeggia sull’obelisco sopra la fontana dell’elefante «Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria» e conclude: «Sant’Agata ci proteggerà e noi lotteremo per liberare la Sicilia».

Salvo Catalano

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