Il Comune di Torretta si avvia a un nuovo scioglimento per mafia. La prefettura ha infatti deciso di sospendere il sindaco, Salvatore Gambino, arrestato stamattina nell’ambito dell’operazione New Connection messa a segno dalla polizia con il supporto dell’Fbi statunitense. La giunta del piccolo centro alle porte di Palermo era già stata sciolta per mafia nel 2005. Pochi anni dopo, nel 2013, la prima elezione di Gambino, che giovanissimo si era imposto alla guida di una lista civica. Per lui l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. A dispetto del cognome, tuttavia, non ci sarebbe un legame di parentela con la Gambino family americana, nonostante i loro rapporti più forti in Sicilia fossero proprio gli Zito di Torretta, fedelissimi del mandamento mafioso di Passo di Rigano guidato dagli Inzerillo e anche loro, come gli Inzerillo, con un passato da scappati negli Stati Uniti.
Già nel febbraio 2014, la prefettura di Palermo aveva effettuato un accesso ispettivo nel Comune di Torretta al fine di verificare la sussistenza di infiltrazioni mafiose, ma da quei controlli non risultò nulla per cui potere ritenere necessaria la richiesta di scioglimento dell’ente. I rapporti tra Gambino e gli Zito sarebbero tuttavia ben chiari agli investigatori, che ne hanno persino documentato la presenza al battesimo del figlio di Calogero Christian Zito, figlio del presunto capofamiglia Simone. «Va in primo luogo osservato – scrivono gli inquirenti nel provvedimento di fermo – come sia emerso un rapporto perfettamente simbiotico tra il sindaco Salvatore Gambino e Calogero Christian Zito nelle scelte relative alle alleanze, alle tattiche politiche, ai soggetti da inserire in lista quali candidati alla carica di consigliere comunale ed alla nomina degli assessori». Il riferimento è alle elezioni comunali del 2018, quelle della riconferma per Gambino che, pare, abbia chiesto più di un aiuto agli esponenti cittadini di Cosa nostra. Le conversazioni intercettate tra i due sono tante e molto confidenziali. Spesso il sindaco chiedeva a Zito un incontro e insieme pianificavano nomi spendibili per la campagna elettorale, candidature per il consiglio e possibili assessori.
E Zito si spende anche per fare avere voti al candidato, promettendo di esercitare la propria influenza sui suoi conoscenti anche al di fuori di Torretta: «Eh.. ascoltami… ci vogliono dieci voti alla Torretta per dieci voti a Capaci…gli dici… …Domani ci chiami a lui… e gli dici “ascolta a me …se vuoi dieci voti a Capaci ci vogliono dieci voti alla Torretta», si legge in un’intercettazione. Ma è finita la campagna elettorale che i rapporti si farebbero più marcati, con la scelta – pare – condivisa delle persone a cui assegnare le varie poltrone e come accontentare le richieste dei vari candidati in lista. Sarebbe stato Zito a segnalare il nome del presidente del consiglio comunale, così come a trovare il modo di accontentare le ambizioni di due candidati concedendo loro un assessorato. Nomi risultati tra le pagine delle intercettazioni e poi confermati dalle effettive nomine. E infine il caso di un aspirante tecnico comunale la cui nomina sarà, secondo gli inquirenti, accettata, ma posticipata di comune accordo per aspettare l’imminente pensionamento del tecnico in carica, sempre sotto la probabile influenza di Zito.
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